Passo dopo passo

Passo dopo passo
Sai cos’è bello, qui? Guarda: noi camminiamo, lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia, e loro restano lì, precise, ordinate. Ma domani, ti alzerai, guarderai questa grande spiaggia e non ci sarà più nulla, un’orma, un segno qualsiasi, niente. Il mare cancella, di notte. La marea nasconde. È come se non fosse mai passato nessuno. È come se noi non fossimo mai esistiti. Se c’è un luogo, al mondo, in cui puoi pensare di essere nulla, quel luogo è qui. Non è più terra, non è ancora mare. Non è vita falsa, non è vita vera. (da “Oceano Mare” di A. Baricco)

martedì 23 dicembre 2008

Tutti, solo per me


Discover Dean Martin!



Passeggio sui minuti di una giornata, l'ultima dei ventiquattro 22 dicembre che mi son già scivolati sotto ai piedi.

Il sole si è alzato tardi, quando io ero già in cammino... si è stiracchiato ben bene le zampe e poi ha tirato fuori la testa. Timido. Incuriosito, forse da quelle striature rosate sul suo cuscino.


Poi si è alzato e si è vestito tutto d'azzurro.
Io l'ho inseguito mentre, con i piedi immersi nell'acqua, faceva il solletico ai gabbiani. Ero lì, dietro al muretto, mentre lui si rinfrescava il viso, a mezzogiorno.


L'ho ritrovato stanco, mentre sbadigliava respiri caldi, per coccolare chi partiva e accogliere chi tornava.


L'ho visto sedersi, accoccolarsi teneramente sotto alla coperta scura della notte... gli ho cantato una ninnananna silenziosa, raccontandogli la storia dei miei piccoli orsacchiotti.

Sto tornando a casa solo ora.. dopo 10 lunghe ore di lavoro, nelle gambe sento il peso della stanchezza e negli occhi il riflesso di tutta quella luce. Ma oggi ho corso per 10 ore fingendo solo di fare cose importanti pur di non perderlo di vista...lui, il sole!
e mi ha portato il mare.

Ho le tasche piene, stracolme, di tutti quei secondi dipinti di sfumature, che sono scivolati giù da quel pallone luminoso e si sono infilati qui, nelle mie tasche, alla rinfusa, trovando un buco negli angolini più bui.

Torno a casa con le mani che si fanno spazio tra quei colori.. cerco di toccarli tutti, con la punta delle dita.. mi sfiora il pensiero di tirarli fuori tutti e soffiarli in aria, o buttarmi a testa in giù e farli cadere sull'asfalto..chissà, magari qualcuno potrebbe raccoglierli.. Oppure, pensa, ipotrei nfilarli nelle cassette della posta o sotto ai cancelli...
O..

Ma..no, dai... in fondo oggi li voglio tenere per me..
tutti, solo per me.
Sorrido

domenica 21 dicembre 2008

Senza nulla


Discover Bob Geldof!


"Mi sono chiesto se era un caso che quando inizi un certo tipo di pensieri e di discorsi incontri un sacco di gente che dice o fa cose simili. O forse prima le incontravo e non ci facevo caso perché non avevo quel tipo di attenzione?" (da "Un posto nel mondo" di F. Volo)

Faccio fatica a ordinare i pensieri... perciò riprendo in mano quel filo che mi ha condotto fin qui e torno indietro...

Parto da quel viale alberato, dove tutto risuonava di silenzio. Immobile.

Villa Braida, Zerman di Mogliano (TV)

Penso ad Andrea, che un giovedì pomeriggio ha deciso di partire. Sentiva che la vita gli stava troppo stretta, forse.
Io invece penso che la giacca si possa sempre un po' allargare, i pantaloni accorciare e le maniche aggiustare.
Ma questo lo penso io. Forse lui non aveva voglia di aggiustare... forse voleva solo un vestito nuovo. Mi auguro solo che adesso, almeno, ci stia più comodo.


Penso alle parole di Bisio che recita Gaber:


ora basta con la finzione
normale benessere
una morale
troppo facile per noi essere pacifisti, antiautoritari e democratici
resistenza
magari ad altre cose
esibire
mano invisibile
consumo
essenzialità
spinta
nemico
contro le ideologie dominanti
contro il dilagare del superfluo
anche voi
silenziosa e passiva
slancio
localizzato
noia
s'insinua
senza nulla, salvo quel nulla non identificabile che ci corrode

Intanto canticchio una canzone...
Non insegnate ai bambini
non insegnate la vostra morale
è così stanca e malata
potrebbe far male
forse una grave imprudenza
è lasciarli in balia di una falsa coscienza.

Non elogiate il pensiero
che è sempre più raro
non indicate per loro
una via conosciuta
ma se proprio volete
insegnate soltanto la magia della vita.

Giro giro tondo cambia il mondo.

Non insegnate ai bambini
non divulgate illusioni sociali
non gli riempite il futuro
di vecchi ideali
l'unica cosa sicura è tenerli lontano
dalla nostra cultura.

Non esaltate il talento
che è sempre più spento
non li avviate al bel canto, al teatro
alla danza
ma se proprio volete
raccontategli il sogno di
un'antica speranza.

Non insegnate ai bambini
ma coltivate voi stessi il cuore e la mente
stategli sempre vicini
date fiducia all'amore il resto è niente.

Giro giro tondo cambia il mondo.
("Non insegnate ai bambini" di G. Gaber)

E penso a quel frammento di "La storia infinita":
Gmork: Sei uno sciocco e non sai niente di Fantasia. È il mondo della fantasia umana. Ogni suo elemento, ogni sua creatura scaturisce dai sogni e dalle speranze dell’umanità e quindi fantasia non può avere confini.
Atreyu: Perché Fantasia muore?
Gmork: Perché la gente ha rinunciato a sperare. E dimentica i propri sogni. Così il nulla dilaga.
Atreyu: Che cos’è questo NULLA?
Gmork: È il vuoto che ci circonda. È la disperazione che distrugge il mondo, e io ho fatto in modo di aiutarlo.
Atreyu: Ma perché?
Gmork: Perché è più facile dominare chi non crede in niente ed è questo il modo più sicuro di conquistare il potere.

Penso a quel post di Renata

Penso a quei minuti frantumi che cadono sulla gente, a quei fiocchi di neve di Janas.

Penso alle parole dell'anonimo Luca nel commento a Janas
facile dire "bel post", sono solidale, un'altra bandierina a sventolare, come quel libro, pesante mattone si, ma solo nella coscienza di chi vuol costruire, e non solo progettare.

E penso..
Cosa altro dovremmo fare se non sventolare la nostra bandiera?

Come si insegna, quella magia?
dare esempio, con coerenza al voler costruire, senza derive verso le false libertà

Già..
Forse iniziando a mettere delle cose belle, sopra questo nulla.
Metterci un tavolo e 4 sedie. Un bicchiere di vino e una bottiglia d'olio. Del pane caldo e le salviette blu.

I miei 25 anni sono alle porte...

Giro giro tondo cambia il mondo

... ho ancora due mani libere... nel caso qualcuno si volesse attaccare...

sabato 13 dicembre 2008

In mani e piedi

Qual è il peso dei sogni?
Un soffio di vento? Una foglia ben ancorata al suo ramo? che spunta in primavera, succhia la linfa facendosela scorrere tra le vene fino ad ubriacarsi per poi sentirsi sazia e scegliere di lasciarsi andare, nei primi freddi autunnali... cadere giù, marcire e rifiorire in un petalo di una pratolina sotto ad una quercia?
Una fedina d'argento? che vive con te, nel silenzio e nell'amore dei giorni. Pochi grammi che pesano come macigni quando decidi di toglierla, così, solo per pulirla un poco.
Una borsa troppo piena di cose inutili? che continui a portarti via perché "non si sa mai".

Che odore hanno i sogni?
Quel profumo delicato di marsiglia? che si impregna nei vestiti... che ti porti addosso per la strada... quell'odore che col tempo s'affievolisce e che rimpiazzi con uno nuovo, da scoprire.
Che odore hanno? Quel non-so-che che sa di casa tua? che non riesci a percepire ma che gli altri riconoscono tra mille? E' quell'odore che risenti solo quando torni da un pellegrinaggio lontano, alla ricerca di Loto e Tiaré... e torni a casa con le tasche vuote e la nostalgia di quel non-so-che.

Che forma prendono, i sogni?
Quella dell'ultimo dentino di un bimbo, nascosto con cura in un angolo della finestra, che si trasforma in un sorriso di fata, nella notte?
Un neo sulla pelle? che un giorno decidi di togliere per non avere più marchi indelebili dentro e fuori di te? ancora inconsapevole che ti resterà una cicatrice eterna, che prude quando piove e sbiadisce al sole, ma che racconta splendidamente di quello che sei
Una briciola di pane? sulle spalle di una formica, fino a casa
Un sassolino che calci per la strada? che a volte sparisce sotto al marciapiede per poi riapparire più grande, dietro al lampione?
Un guscio di noce? che diventa una barchetta nel bicchiere o il guscio di una tartaruga in cui infilare la testa... o il cappello del grillo parlante, ubriaco di parole buone... o una conchiglia che ti canta la ninnananna prima di dormire... o la gobba di un cammello nel mezzo del deserto, da cui, una goccia alla volta, trovi il tuo più dolce ristoro lungo la strada... o lo zainetto di un camaleonte, che oggi è turchese come il riflesso del vento e domani è arancione come le bacche della piracanta?


I miei credo si nascondano nelle orme che i miei piedi lasciano lungo il sentiero, ogni giorno, e in tutte quelle sensazioni che tocco con la punta delle dita, ogni istante.

venerdì 12 dicembre 2008

Sensasìa

SENSASìA..ovvero, la fantasia dei sensi!

E' un gioco che mi son divertita a fare e a guardar fare: l'ho trovato MERAVIGLIOSO! Soprattutto l'idea di vedere le varie interpretazioni di suoni, immagini e profumi... è incredibile a volte come siano belle le sfumature che colgono altri, come siano strane e quasi assurde... a volte sembrano banali, perché magari ci avviciniamo senza toccare quell'idea.

E' una giostra di sentimenti, a guardar quello degli altri!

... e una giostra di emozioni a provare a farlo!!


Abbina un SUONO a
- ULTIMO: http://www.deezer.com/track/952363
- SOGNI:
- SEMPRE: http://www.deezer.com/track/1246462
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- CASUALITA': http://www.deezer.com/track/540833
- SCIVOLARE:
- DOMANI: http://www.deezer.com/track/189561


Abbina un PROFUMO a
- DESTINO: incenso al gelsomino
- PRIMO: pancetta affumicata (ovverosia: carbonara!ahhhh)
- CONFUSIONE: odore di bruciato (ho in mente quello della macchina..cioè non proprio la macchina intera, ovvio! un qualche cosa che c'era dentro la macchina.. e che poi.. eheh.. non c'era più!)
- SORRISO: pepe
- LUNA: incenso alla rosa
- SORPRESA: pane fresco
- RICORDI: non è proprio un odore.. è l'odore della cedrata unito alla sensazione di frizzantino che si sente nel naso quando lo si avvicina al bicchiere!!
- FORSE: quell'odore che si sente poco prima che piova
- EMPATIA: il profumo dell'erba appena tagliata
- INTUIZIONE: zenzero


Abbina un'IMMAGINE a
(precisasiùn: il gioco consisteva nel dare una forma di un oggetto ad ognuna di queste parole... io mi son divertita farlo con le fotografie!!)

- VENTO:


- SILENZIO:


- OCCASIONE:


- SI':


- TEMPO:


- INCERTEZZA:


- OGGI:


- APPUNTAMENTO:


- MERAVIGLIA:

- FINE:

E per chi ha voglia di giocare con la propria fantasia dei sensi... buone emozioni!

giovedì 4 dicembre 2008

Erano solo riflessi... solo?

Passeggiava con il passo pesante, tra le dita si stringeva ad una sigaretta per fumare via la polvere.

Era arrivato da lontano per cercarlo qui, trovarlo, portarselo via.
Nelle tasche conservava un post-it giallo e stropicciato: dentro c'era appuntata la sua speranza, consumata.

Aveva attraversato ponti e seguito voli di gabbiani... era stato in equilibrio sui fili della luce, aveva chiuso gli occhi e aveva provato a cercarlo tra i ricordi...
Camminava a testa alta, il passo veloce, ma pesante. Guardava su e non vedeva altro che quello che c'era già, quello che c'era ieri... guardava dietro i tetti, tra il fumo dei camini e in bilico, sulla linea dell'orizzonte.

Aveva corso, si era fermato, era tornato... voleva di più... era nervoso, e pure un po' arrabbiato.

Scusi, sto...
Ma c'era chi non capiva, non sapeva...
giocava...
semplicemente si divertiva a giocare con biglie di vetro, ammaccate; e si faceva meravigliare da quelle sfumature che si intrecciavano dentro.

Il vetro fa il miracolo, la magia… Entrare in un posto e avere l’impressione di uscire fuori… Essere protetti dentro qualcosa che non impedisce di guardare ovunque, lontano… Fuori e dentro nello stesso momento… al sicuro eppure liberi… questo è il miracolo, e a farlo è il vetro, solo il vetro. […]
E’ la magia del vetro… proteggere senza imprigionare… stare in un posto e poter vedere ovunque, avere un tetto e vedere il cielo… sentirsi dentro e sentirsi fuori, contemporaneamente… un’astuzia, nient’altro che un’astuzia… se lei vuole una cosa e però ne ha paura non ha che da mettere un vetro in mezzo.. tra lei e quella cosa… potrà andarle vicinissimo eppure rimarrà al sicuro…

Non c’è altro… io metto pezzi di mondo sotto vetro perché quello è un modo di salvarsi… si rifugiano i desideri, lì dentro… al riparo dalla paura… una tana meravigliosa e trasparente…
Lo capisce, lei, tutto questo?
(da “Castelli di rabbia” di Alessandro Baricco)


Lui si era inginocchiato solo per raccogliere la biglia, scivolata tra i suoi piedi
e l'aveva visto.


Era lì, nascosto tra le onde, il centro di cerchi nell'acqua...
forse era solo un riflesso... ma che importava? era lì!

Ed era il più bel sole che avesse mai visto!

Sfilò il post-it giallo dalla tasca e buttò la sigaretta.
Stava scendendo ormai la sera: non poteva perdere altro tempo... sarebbe arrivata la notte e, con lei, un'altra mattina.
Lo raccolse e lo mise in tasca, un sorriso alla bambina che giocava con le biglie... lei non sapeva, ma era felice di vedere i raggi spuntare da quella tasca

anche se erano solo riflessi...

ma, in fondo, lì c'era il fuoco e c'era l'acqua, lì si nascondeva il cielo e la terra... era al sicuro
erano solo riflessi... ma è sempre da quelli che si comincia...
si segue una scia...





liberamente ispirato da:
-un'immagine...un sole riflesso, passeggiando tra le calli
-biglie che scappano e si perdono
-palle di diverse dimensioni, più grandi di biglie e più piccole di soli... a volte girano, a volte son lì, che aspettano
-L’esistenza si consuma nell’attesa: si va in giro con la lista della spesa ma forse quello che aspettavo è già arrivato, nascosto nella luce per non essere individuato ("Tutto può succedere" di Lorenzo... una frase casuale di una canzone scelta casualmente dal mio random nell'mp3)
-il karma della karma

martedì 2 dicembre 2008

Solo salviettine?

Fermarsi al bar, la sera, prima di andare a dormire, è un modo per raccontarsi storie. E quelle storie stanno tutte dentro alle salviettine triturate, spigolate, ripiegate… dietro ci sono disegni infantili, firme che non appartengono più a nessuno, parole come bolle di sapone che si gonfiano, si deformano…fino a scoppiare.
In realtà quelle parole non sono lì per caso! E' che uno le attacca là, per togliersele dalla testa. E invece loro non se ne vanno mai! ti guardano e ti sorridono… Alla fine cedi; cedi sempre.


Così inizi a ripassare la S, che ti vien bene, quella… poi ci fai un cappellino e una coda… è un serpente! Nononono..forse è un corteggiatore emozionato, in ginocchio davanti a lei… dev’essere lui, sì! Quasi quasi ci vedo l’anello, tra le mani.

Poi d’improvviso la tua mano cede un poco, un tremolio leggero… ti senti emozionato per lui, forse… o ti senti lei… ti distrai, pensi a dopo, pensi a ieri e così… ecco,
gli è caduto l’anello!
Che pirla! Tu te la ridi… ma non puoi abbandonarlo così!
E allora ti fermi un attimo, quasi ci fossi anche tu, lì con lui a cercare di rallentare quei secondi eterni che passano in fretta… Lui abbassa gli occhi e lo vede... eccoloeccolo! è lì, per terra, caduto tra le foglie!!
Si tuffa in una N.. lo vede lo prende e lo alza come un trofeo.. come quando ti insegnano a tirar su i cucchiai in piscina. E intanto con la penna lo accompagni nel salto.

Bello questo momento... un fermo immagine nel momento in cui

tocca

l'anello con le dita: ti gusti l'i s t a n t e della conquista e poi ricominci, risali risali risali fino a vedere gli occhi di lei. E dagli occhi torni giù, in un rewind lento, per
risentire

l'anello

tra
le
dita,


laggiù, tra le foglie umidicce



Quella parola ti piace! adesso è diventata una parola che si sta sciogliendo in una macchia di olio, per terra... In un attimo poi diventa un fumetto... no, non più... uno specchio?! Mh…
O un lecca-lecca, forse...
Ma non ci sono parole sui lecca-lecca! Che idiozia!

Adesso non ti piace più. L'amante se n'è andato, il tuo fumetto non parla più, lo specchio si è rotto e il lecca-lecca sa di vaniglia.. pessimo!
Meglio farlo a pezzettini! Prima piega Seconda piega...

Illuminazione!
Ecco cos'era! Lo giri, lo contorci... una due dieci
quindici volte.
Ecco cosa cercava lui: non era un anello! stava raccogliendo una rosa! una rosellina per lei!

Così te la ritrovi tra le mani: una rosellina bianca con sfumature blu, qualcuna è sbavata e qualche altra è appena segnata.. una linea distratta che si è persa tra le pieghe.



Ti volti e la dai a lui.
Un sorriso. Anzi, due!

Un bacio


domenica 30 novembre 2008

Stacca la spina... Staccala!


PLAY

E' una corsa. Girare la testa e sorridere a chi sta dietro; mettersi a due centimentri di ruota da chi ti sta davanti, appoggiare il respiro sulla sua bisaccia per sentire che c'è. O vedersi ultimi, con la strada che corre più veloce di te.... vedersi sempre più lontani e farsi accarezzare dall'idea di accelerare.

E poi, in un momento, sentirsi bene lì, indietro, scarsi, stanchi... ultimi! Lontani dal fruscio degli altri e sentire solo i pedali, solchi nella neve.
Guardarsi attorno e pensare di essere in un sogno...
rallentare...
ascoltare i muscoli...

dare il ritmo giusto alle ruote...




REWIND

I ricordi balbettano fotografie che appaiono disordinate.


Accendo l'incenso e mi lascio guidare tra le parole, tra quelle fotografie.
Rivedo quel bacio
Risento quel sorriso... quasi riesco a risentire il gusto di quel gelato



e ricordo quel viaggio di tanti anni fa...
rivedo le luci sul foro, risento il profumo della carbonara calda, ritrovo le telefonate e le parole.
Risento i piedi stanchi appoggiati alla panchina di Santa Sabina... rivivo quell'aria di casa, lontana chilometri e chilometri dalla mia... quell'aria calda che inaspettatamente ogni tanto riappare, lieve.

Libero, sorridente
ripensandoti
come foglia al vento
carico di profumi

(da "Stacca la spina" di G. Barbarotta)


Il treno ha chiuso le sue porte e il mio viaggio continua; qui; nelle telefonate veloci, negli itinerari tra il vino e le statue ammaccate dal tempo. Il mio viaggio continua nel silenzio di quelle parole che si perdono tra i vicoli nascosti dei ricordi.
Il tuo è ricominciato, nel mio silenzio e nei tuoi sorrisi... so che risentirò quel fischio passarmi accanto, sorridermi, svegliarmi.




FAST FORWARD

Tornerò lassù, un giorno.
Riappoggerò i piedi su quella panchina per fischiare anch'io; e risvegliare la grande città.



PAUSE
Il mio cuore è come una nube,
vuole vagare in mezzo al cielo.

Aperti gli occhi verso la terra
vuol sorridere come l'alba.
Il sorriso s'unisce alle nubi,

il sorriso vaga per l'aria:
sorriso d'aurora, sorriso di fiore
si spande per il giardino.
Il mio cuore s'innalza in cielo
vuole fiorire come l'aurora.

(da "Sissu" di R. Tagore)




Ero irritabile, instabile, soggetto a troppi alti e bassi. Gli dissi che mi sembrava di guardare il mondo attraverso un caleidoscopio: una piccola mossa e tutto appariva verde; ancora un leggero tocco e tutto era rosso, poi nero e poi oro. Volevo fermare il caleidoscopio, così che tutto restasse d’un colore. Volevo mettere fine agli alti e bassi, che tutto fosse pari.

(da “Un altro giro di giostra” di Terzani)



Uno è che non sono ancora riuscito ad avere un rapporto giusto col tempo e a considerare il mio tempo come tempo per gli altri al modo in cui faceva il Swami. Mi piacerebbe tanto arrivarci!
L'altro problema è che continuo a identificare la pace interiore con la solitudine, la mia armonia col vivere in un eremo in montagna. La lontananza dal mondo è ancora una condizione necessaria del mio stare in equilibrio. E questo è un segno che ho ancora molto da lavorare. Per questo ho cominciato da poco a fare un esercizio che i tibetani, i sufi e tanti altri hanno fatto per secoli. Disteso per terra guardo il cielo. Contro l'azzurro si muovono, leggere, delle nuvole. Ne fisso una, la seguo, mi ci identifico. Presto divento quella nuvola e, come quella nuvola, senza peso, senza pensieri, senza emozioni, senza desideri, senza resistenza, senza direzione mi lascio andare nell'immenso spazio del cielo. Non ci sono sentieri da seguire, non una meta da raggiungere. Semplicemente vagare, aleggiare, vuoto come la nuvola. E come la nuvola cambio forma, prendo tante forme, poi divento evanescente, mi disfaccio, scompaio. La nuvola non c'è più. lo non ci sono più. Resta solo la coscienza, libera, senza legami, una coscienza che si espande. Ho cominciato a fare quest'esercizio sul mio crinale sopra lo strapiombo. Ora debbo imparare a farlo dovunque: su un prato nell' Appennino, sulla terrazza della casa a Firenze o al margine di un'autostrada. Se riesco a immagazzinare quel senso di vuoto della materia, così come credo di aver finalmente capito che il silenzio è una dimensione interiore e non fisica, avrò fatto un passo avanti, smetterò di considerare il quotidiano come una piovra dalle mille braccia, il tempo come «mio» e a dover scappare nell'Himalaya per sentirmi in pace. Ci lavoro.

(da "Un altro giro di giostra" di T. Terzani)




Giovane viaggiatore,
dimentica le stanchezze del viaggio,

procedi con coraggio!

Non spegnere nell'anima

la luce del tuo cammino.


(da "Sfulingo" di R. Tagore)




STOP
Quello che volevo dire
e non ho detto

era solo questo:

Attraverso la mia porta

davanti agli occhi

ho visto mille volte

l'universo eterno.
L'eterna intelligenza dello sconosciuto

ogni giorno in tanta semplicità

ha riempito l'intimo del cuore:

non so se potrò dire con parole semplici

questa verità


(da "Balaka" di R. Tagore)




PLAYCi lavoro.

venerdì 21 novembre 2008

E' solo un trasloco

Oggi la mia casa è una conchiglia, di quelle tutte attorcigliate. Dev'essere rotolata male, deve aver preso una botta, qualcuno dev'essersi avvicinato con una scarpa..
oggi è scheggiata..
capita..
oggi sto con la testa sotto..gli occhi vedono il cielo, ma le orecchie non sentono il vento..
oggi ho voglia di non sentire..
a forza di sentire, mi sono ingrassata e mi sto stretta, oggi.

Eppure, stamattina, alle 6, quand'è suonata la sveglia, la mia casa era un albero. Era verde, umida e accogliente. Le foglie scricchiolavano e mi facevano il solletico, stavo in alto, a penzoloni sul ramo più alto con il sedere al sole e il sorriso alle melegrane.

Qualcuno dice che ogni passaggio è una trasformazione: si è trasformata in un'orchidea, dicono.
Qualcuno pensa che si sia solo fermata un attimo e si sia incollata a quella coperta scura, blu..e da lì guardi giù, saluti.
Qualcuno è convinto che stia pagando i conti rimasti in sospeso.
Qualcuno crede che abbia iniziato a vivere, solo ora, solo addesso.
Qualcuno immagina che sia tornata alla terra, che sia di nuovo acqua e spirito.
Qualcuno sa che oggi è il primo giorno del tempo che gli resta..tutto il resto, non si vede..quindi non conta.

Io oggi guardo il cielo da dentro, stretta; ma al coperto..
Oggi non ho voglia di chiedermi, né di pensare, o ipotizzare, o credere, o sapere.
Adesso ho voglia di dare un bacio a mia mamma, trovare la parola giusta per tradurre flying temper, mettere su il cd che mi ha regalato mia sorella per la maturità e flasciar scorrere la matita.


Oggi mi piaccio con la mia casetta scheggiata e con il silenzio intorno.

Intanto mi immagino la casa di domani.. forse tornerò col sedere al sole; o forse sarò in una casa di mattoni con lui, un caminetto e un libro chiuso.

Ma è solo un trasloco.

Mi piacciono i traslochi

venerdì 14 novembre 2008

Un ramo tra i capelli... e uno scoiattolo che dorme


Se posso, scelgo sempre il sedile vicino al finestrino, sempre per via dei riflessi.
Ne trovo uno libero, mi siedo e apro il mio libro.

Accanto a me arriva un bimbo saltellante.
Avrà 7-8 anni, due occhioni verdi e una scimmia di capelli dietro alla testa. Già questo era un segnale... i capelli sono un segnale!: chi non ci mette troppo a sistemarli, non li costringe a stare dove e come vorrebbe lui.. li lascia liberi di stiracchiarsi.. mah, chi fa così coi capelli, mi dà l'idea che faccia lo stesso con la testa!
Quella scimmia e quel sorriso contagioso, mi davano una bella sensazione.. mi stava simpatica questa piccola peste!
La mamma intanto gli stava davanti; ogni tanto allungava la mano alle gambe dicendogli Stai-più-in-qua-Siediti-bene-Non-disturbare-la-signora...

(
LA SIGNORAAAAA!??!
mmmhhhh
)


Mi son messa comoda ed ho aperto il mio libro [Terzani, "Un altro giro di giostra"], pagina 433
Il villaggio di Derisanamscope era un posto incantato: il più insolito, uno dei più interessanti, certo il più sereno e pacifico in cui sono stato in India.
Ma che non ci vada nessuno, credendo di trovare quel che ci ho trovato io, perché ognuno fa di ogni cosa -un posto, una persona, un avvenimento- quello che vuole, quello di cui, in quel momento, ha bisogno. E niente, niente come la fantasia aiuta a vedere la realtà.


Bella 'sta frase, penso.
Mentre la sottolineo, il bimbo mi fa:

"Hai un ramo incastrato tra i capelli!", guardando il solito bastoncino che tengo infilato in testa.

ahhhhhhhhhhhhahahahahahah

..mi viene da ridere! sorridono tutti, a dire il vero! anche quello che mi sta seduto davanti e finge di dormire.. lo percepisco il suo sorriso, senza nemmeno doverlo guardare!!

"Shhhhh", rispondo io sorridendogli, "parla piano.. potresti svegliare lo scoiattolo che c'è attaccato"
Lui, al volo: "Ma vaaaaaaaa è impossibile! gli scoiattoli stanno nei buchi"
La mamma mi guarda, rossa in viso, sorride e gli ricorda che non deve disturbare la signora che legge

(
ancora con 'sta signora?!?!
ahhhhh
)

Io riprendo la mia lettura, ma con la coda dell'occhio vedo che lui non toglie lo sguardo da quel ramo tra i miei capelli.
Che spettacolo!

So benissimo che non ci crede, alla storia dello scoiattolo. Ma è come con Babbo Natale: i bimbi, ad una certa età smettono di crederci tutti, ma a 60 anni continuano a scendere nel mezzo della notte per lasciare un regalino alla persona che amano, di solito proprio la notte del 25 dicembre. Coincidenze?
Io non ci credo alle coincidenze...


E' sceso subito dopo. Mi ha salutato, ma con lo sguardo stava fisso al ramo.. credo volesse salutare lo scoiattolo che non c'era, più che me.
Chissà, forse tornando a casa avrà raccontato alla mamma che lui, solo lui, ha visto anche la coda spuntare tra i miei capelli.
te lo giuroooo, c'era!!

Continuo a sorridere alla fantasia e chiudo il libro... ho quasi paura a continuare! per oggi, troppe coincidenze!

mercoledì 12 novembre 2008

Eureka!

E’ una storia lunga… è complicata… è fatta di ieri, e di oggi.
Ci vuole tempo, ci vuole voglia…

Ma al bivio si può scegliere:

La scorciatoia
Non mi piacciono i riassunti, ma ho spesso incontrato persone di fretta… sono quelle che, incontrandoti, ti chiedono “come va?” mentre pensano già a quanto pesi quella borsa, a cosa cucinare a pranzo, a quando potranno iscriversi al corso di nuoto… chi va di fretta ama leggere poche righe e rispondere con poche parole, per poi riprendere la corsa… ecco perché questo “Bignami dei miei pensieri”… che poi, non sono nemmeno i miei…

Occhio però, che a far le scorciatoie, si mette a dura prova il fiato!


I tornanti
Tutto è iniziato lunedì, tra i fumi nebbiosi di un tè bollente… no, anzi, molto prima! Tutto è iniziato con un incrocio e un incontro e un inceppo… non un giorno, non un’ora… ma in… dentro.

Lunedì son tornata a casa tra la nebbia, che già alle 5 del pomeriggio offuscava i passi. La strada è la strada di sempre: ne conosco ogni curva, ogni avvallamento… è come tornare a casa ad occhi chiusi, guidati solo dal ricordo. Sì, la strada la conosco… ma quella nebbia mi confondeva e mi inquietava… mi ricordava un orologio in cui s’infila dentro dell’acqua: il quadrante rimane immerso e le lancette si nascondono… o una bussola smagnetizzata, con il nord che gioca a mosca cieca e cambia e gira, ovunque tu scelga di andare…

Ho chiuso la porta, con uno scatto, ed ho nascosto la chiave per non far entrare quella nebbia dentro casa… mi sono rifugiata nella luce, limpida.

Mi sono fatta una tazza di tè bollente, pensavo fosse per scaldarmi le mani e toglier quel sapore di umidità allo stomaco… ma in realtà mi son ritrovata immersa in quel fumo caldo… a lui ho affidato gli occhi…
Cercavo la nebbia… quella che avevo nervosamente attraversato lungo la strada, quella che ho chiuso con un sospiro di sollievo dietro la porta, lasciandola fuori, fuori da me…

E poi incontro Amelie

Vado a tentoni nella stanza… incontro altre mani che cercano… non credo stiano cercando quello che cerco io, ora… ma poco cambia: siamo tutti ciechi alla ricerca della luce.
Intravedo un bagliore, mi avvicino piano… le mani si sfiorano appena… non credo di poter sfruttare quella luce fioca, basta appena per lui… ma bastano poche parole e in quell’incrocio di mani, mi resta un fiammifero…
lo accendo.

Intorno a me c’è un gran numero di cose, e persone: qualcuno se ne sta appoggiato al muro, in silenzio; qualcuno sta chiacchierando, con altri, lontano da me; qualcuno mi è di fianco e gioca a dare all’ombra, la forma di un alce e di un serpente…
qualcuno se n’è andato: è ad un passo da me, ma la testa guarda altrove, si avvicina ad una porta… forse entrerà e la chiuderà alle spalle… forse potrei seguirlo… è quel che faccio, in effetti.
Mi avvicino, da dietro sorrido, ma non c’è spazio per me, ora. Tutto quello che lo riguarda viene racchiuso nella luce del fiammifero… tutto il resto è fuori, buio, invisibile. Io me ne sto a pochi passi da quella luce e vedo che dentro c’è già parecchia gente… faccio un passo indietro, faccio un cenno con la testa, saluto… ma nel buio non si sente, né si vede…

Mi siedo in silenzio e continuo a guardarmi intorno… il fiammifero si consuma, poco alla volta… e con lui, anche un po’ della mia tristezza… forse finora avevo parlato con le sue ombre sul muro, o forse mi sono fatta ingannare: nel mio immenso gesticolare, non mi sono accorta che quelle ombre, sono le mie… non c’era nessuno: forse stavo parlando con me, con l’ombra di me.
Me ne resto lì un po’, poi mi alzo e torno sui miei passi…

Mi viene in mente una cosa…
Quell’incrocio, quell’incontro, quell’inceppo…
Quel bagliore mi illumina anche la mente… e penso che le parole sono strane, sono strade di altre strade, sono fiumi dentro a mari… impossibile cadere in strade a senso unico: anche quando pensi di aver capito, anche quando dentro di te sai che in vuol dire dentro e solo dentro, vedi un bivio in fondo alla strada…
Come può essere che voglia dire dentro, ma anche senza? Come può essere tutto ed il contrario di tutto? Quindi può essere che io sia dentro, ma mi senta fuori?
In…


Con quel mozzicone di luce che mi resta, mi avvicino al libro e leggo:

Eppure, a volte basta poco per rendersi conto anche del resto..
Tagore, il grande poeta bengalese, lo dice con una semplice similitudine. Una sera è a bordo di una casa galleggiante sul Gange e al lume di candela legge un saggio di Benedetto Croce. Il vento fa spegnere la fiamma e improvvisamente la stanza è invasa dalla luce della luna. E Tagore scrive:

La bellezza era tutta attorno a me,
Ma il lume di una candela ci separava.
Quella piccola luce impediva
Alla bella, grande luce della luna di raggiungermi.


Penso che quel fiammifero ora non mi serve più: mi stavo confondendo tra la sua luce e le sue ombre. Lo spengo e mi faccio guidare dalla luce che mi viene da dentro, la mia.


Non mi piace l'inverno, ma mi piace vedere le foglie nascere, arrossire e salutare. Mi piace sentire il vento cambiare, entrare nelle ossa e inumidirle e raffreddarle e poi bagnarle di sole..
mi piace arrivare e trovare la nebbia, dopo tanto sole. Mi piace intrufolarmi nelle calli senza vedere bene chi mi sta attorno..

però questa nebbia, che arriva d'improvviso, mi offusca i pensieri… mi nasconde i punti alla fine delle frasi e non riesco più a riconoscere i punti esclamativi da quelli interrogativi… tutto si perde un po'…

ma è bello anche per questo! perché si può dondolare sulle parole, si può ipotizzare dove si arriverà o inventare una fine diversa… prima che arrivino sole e neve ad illuminare o ghiacciare.


Riprendo in mano il mio libro, dal punto alla lettera maiuscola… riprendo la mia strada:


La nostra vita quotidiana è piena di piccole luci che ci impediscono di vederne una più grande. Il campo della nostra mente si è ristretto in maniera impressionante. Così come si è ristretta la nostra libertà. Quello che facciamo è soprattutto reagire. Reagiamo a quello che ci capita, reagiamo a quello che leggiamo, che vediamo alla TV, a quello che ci viene detto. Reagiamo secondo modelli culturali e sociali prestabiliti. E sempre di più reagiamo automaticamente. Non abbiamo il tempo di fare altro. C'è una strada già tracciata. Procediamo per quella.
Nell'ashram non era così. Si aveva il tempo di vivere con attenzione ogni momento. Ci si esercitava ad agire, non a reagire; a tenere all'erta la mente, a essere consapevoli di ogni gesto. Delle zanzare mi ronzavano attorno agli orecchi? Facile reagire distrattamente, sovrappensiero, con una manata. Mi costringevo invece a non ucciderle. E mi piaceva.
Sì, l'ashram era, per tanti versi, uno strano posto. Strano certo per me che, abituato da una vita a stare in mezzo alla gente e a scorrazzare per il mondo per raccontarne le storie…

Altri invece sono convinti che noi, solo noi, siamo responsabili di quel che ci succede, perché “fortuna” e “sfortuna” sono il frutto delle nostre azioni in questa o nelle nostre vite precedenti.

Oggi
Ora

Oggi, ora, la felicità è questo caffè, è guardarci dentro ed accorgermi che nei riflessi c’è nascosto uno di quei cosi che volano in aria, a cui ci stanno appesi i coraggiosi, che si fanno trasportare dal vento.


Scelgo di non finirlo tutto, perché l’ultimo goccio non mi va… lo metto da parte e lo berrò dopo.
Scelgo di tornare giù a correggere sfumature di una traduzione

Scelgo di andare a trovare Marta per vedere quel meraviglioso frugoletto che ha iniziato a respirare l’aria del mondo… si starà guardando in giro e sarà felice solo di vedere gli occhi della mamma e le mani del papà… non credo si dispiacerà che le borse stiano andando male, né che i treni sono in ritardo per via dello sciopero…
Scelgo di mandare un pensiero… a quella che sta ancora col naso chiuso, a quello che sta studiando e probabilmente mi sta pure pensando... a quella che probabilmente di me ha visto solo l’ombra e pensa che sia tutto lì… ora è impegnata a guardare il cerchio di luce del suo fiammifero e non mi sente… ma io ci sono. A quello che non è convinto, ma in fondo pensa che un giorno lo vedrà tutto, il buono; a quello che pensa che salvando gli altri salverà se stesso… forse non è vero, ma almeno non se ne sta a filosofeggiare. A quella che sente al di là delle parole e a quella che sta aspettando che arrivi un segnale… spero solo che non ci siano interferenze!

Io sono qui, e sono ora.
Sono nell’eterna contraddizione di ciò che scelgo di. Ma ci sono.


ps
i pensieri in arancione sono pensieri sparsi dal mio taccuino, di questi giorni
quelli in grigio, da "Un altro giro di giostra" di Tiziano Terzani

venerdì 7 novembre 2008

E' una fotografia



"MLK" - U2


Discover U2!




E’ una fotografia.



E’ stanco e ha negli occhi la fatica di chi ogni giorno vede l’alba diventare tramonto, e poi notte. In una mano tiene stretta una speranza: ha la forma di un libro con le immagini di segnali stradali e strade tortuose; con l’altra tiene stretta una maniglia che ora mi pare assomigli più ad un gancio in mezzo al vuoto, una tana di cemento nella bufera.

I suoi occhi scuri s’annebbiano un poco, diventano lucidi… s’abbassano.



Un click. Ci vedo dentro della terra sporca e una barca bucata dai sogni feriti; ci vedo dentro quel momento in cui, nel mezzo di una salita cruda, ti assale la paura e dagli occhi se ne esce tutta quella forza su cui prima contavi, lavata dalle lacrime… è quel momento in cui ti chiedi. Solo ti chiedi.

Ci vedo dentro vergogna… forse la mia.

Poi la mano si stringe a quella sua speranza… un ultimo appiglio, un altro tentativo… quasi a spremere quel cartone per prendersi l’ultimo goccio rimasto, nascosto tra le pieghe.



Io prima avevo le gambe pesanti e la testa gonfia di tanta voglia di tornare a casa; io avevo difeso questo posto… avevo chiuso la porta e le finestre intorno a me e avevo lasciato aperto solo il riflesso del finestrino che mi sta accanto. Prima.

Ora quel finestrino si è spalancato e la mia tana, spezzata.



Siediti…

Un click, che accompagna l’abbraccio di poche parole. Abbasso lo sguardo, vorrei sorridere ma mi sento fragile, sul ciglio della strada… qualsiasi gesto potrebbe scaraventarmi a terra, qualsiasi folata di vento potrebbe togliermi quella maschera di pietra che indosso e scoprire le mie emozioni, togliere la coperta e lasciarmi i piedi nudi.



Il sonno si prende i respiri che avanzano a quelli che son seduti comodi.



Lui s’infila il libro nella giacca e appoggia la testa al finestrino, si arrende a quel riflesso.

Mi sembra di scorgerci una lacrima… ma non so se sia la mia, o la sua.







martedì 4 novembre 2008

Taking a walk


Discover Lou Reed!

Pioviggina. E io ho pure messo le scarpe con la stoffa!… eppure l’avevano detto in tv! eppure a me piaccono tanto! …chissenefrega.
Il cielo è uno spettacolo stamattina: argentato, immobile.

All’uscita dalla stazione tutti s’affrettano ad aprire l’ombrello: in pochi istanti decine di airbag colorati scoppiano in aria. Mentre io m’infilo a testa bassa sotto alla pioggia gustandomi quei fuochi d’artificio, incontro il suo sguardo: siamo gli unici due con il cappuccio della felpa infilato sulla testa e le mani in tasca. Ci siamo sorrisi.
Ci siamo capiti al volo.
O almeno, questo è quel che ho pensato io! Chissà, magari sorrideva all’idea di aver dato una fine assurda ad una barzelletta sentita tra le chiacchiere… o magari si era appena accorto di aver messo due calzini di colore diverso… o forse era semplicemente divertito dal mio cappuccio a punta. Chissà…

Mi piace camminare sotto alla pioggia! soprattutto quando piove appena e le gocce si appoggiano sulle ciglia o sulla punta del naso; mi piace vederle cadere per terra a disegnare costellazioni.
La gente quando piove va via in fretta. Non che di solito sia diverso, ma quando piove tutti sono presi da una certa frenesia… è come se ogni goccia fosse il ticchettio dell’orologio, è come se avessero la sensazione di essere in ritardo, come se il tempo battesse sul loro ombrello a ricordare che sta scivolando via veloce… chissà!
A me invece piace rallentare… adoro tenere le mani in tasca e guardare gli schizzi che spruzzano dalla punta delle scarpe.



Finisco il mio lavoro prima del previsto e, strano ma vero, sarei in perfetto orario per tornare alla stazione e prendere il treno verso casa… ma adesso ho voglia di una passeggiata.
Guarda te, certe volte…! E’ strano come quando si ha fretta, il tempo giochi sempre brutti scherzi: regolarmente ti accorgi di avere appena perso l’ultimo treno utile, ti rassegni all’idea di dover aspettare un’ora per la coincidenza e ti vedi tutti i tuoi bei progetti scombinati sopra al tavolo… carte arruffate da uno spiffero alla finestra!
Invece quando si rallenta senza farsi prendere da quel folletto dispettoso chiamato agenda, si ha sempre tempo di scegliere cosa fare e come farlo… e perché! Incredibile.
Io cerco sempre di riservarmi del tempo per scegliere. In fondo le cose urgenti non sono mai così urgenti… in fondo posso studiare mezz’ora in più la sera… in fondo adesso sarei comunque poco concentrata…
Se fossi una persona razionale, direi che sono solo trappole della mente… ma adesso poco m’importa, ormai mi ritrovo già dispersa per le calli senza una precisa destinazione. Stamattina posso scegliere e faccio scegliere ai piedi!



Mi ritrovo in una calle senza uscita, una di quelle che mi piace tanto, una di quelle che sbuca sull’acqua! Si sa, servono per permettere alle barche di scaricare le loro merci, ma a me piace immaginarle come porti per i pensieri: li aiutano ad immergersi lentamente… quegli scalini li fanno trotterellare giù, a passi incerti come di un bimbo, fino a sparire nel profondo.

C’è una panchina… perfetto! adoro le panchine! Infilo un giornale tra le pieghe e mi metto comoda a sbirciare intorno e…
ritrovo quel sorriso. E’ seduto sulla panchina di fronte, impegnato a disegnare qualcosa su un cartoncino colorato.
Entrambi abbiamo ancora la testa accovacciata dentro al cappuccio.
Penso che nemmeno se ci fossimo messi d’accordo avremmo potuto trovarci in quel buco di mondo… io, ora che ci penso bene, non so nemmeno dove sono finita esattamente… forse nemmeno lui!
Sarei tentata di aprire il libro, ma stamattina non voglio ascoltare altre storie…voglio stare seduta qui a guardare l’acqua che rimbalza davanti ai miei piedi e canta la sua litania, eterna.


Con le orecchie ancora in bilico sulle onde, torno verso casa… lui sembra essere dondolato dai suoi pensieri, non voglio disturbarlo… così mi alzo e sorrido… sono di spalle, non mi potrà vedere, ma so che capirà… ci capiremo al volo! Sorrideremo entrambi… forse a due cose diverse, forse ai suoi calzini spaiati… ma sorrideremo! ed è quello che conta, no?

foto: Venezia

giovedì 30 ottobre 2008

Scivolando


Discover Eva Cassidy!



I piedi scivolano sulla strada ancora bagnata lasciando orme che ancora suonano questa deliziosa ballata folk di Eva Cassidy.
Non sono più abituata a tutte queste macchine.. mi disturbano e mi distraggono. Venezia suona di passi.. di quelli degli altri che si mescolano ai miei, fino a confonderli.. qui invece non riesco a distinguere i suoni.. sono tutti rumori slegati

Mi rifugio in un bar per un caffè o forse per fuggire la frenesia degli altri.
E' strano come, davanti ad un vetro, uno si ritrovi a guardarne il riflesso che dà dietro alle spalle: la guardo mentre prepara i caffé macchiati in tazza grande e serve brioches calde alla crema cotta.
Chissà perché, con la strada che scorre davanti a me, io sbircio quello che accade dove gli occhi non arrivano.. a disegnare il contorno di ombre sfumate appoggiate al bancone.


Decido di fare il giro per il centro, dove le auto sono poche e si riesce ancora a sentire quell'accarezzarsi ruvido delle giacche con le ventiquattro ore in pelle.
Mi ritrovo seduta accanto al fiume.. sembra che ormai mi senta a casa solo qui: cerco acqua che scorra sotto ai piedi e che si porti via la voce roca di Tom Waits.

Mi dimentico dell'orologio.. alle 9 mi aspettano là! ..ma mancano ancora cinque minuti.
Devo sistemarmi i capelli e ordinare i pensieri.. si fa così agli appuntamenti, credo.
I capelli devono essere sempre ordinati, ripeteva continuamente mia nonna... i miei invece sono sempre strampalati e sfuggono a quel bastoncino di legno che spunta da dietro.. mi piace pensare che lui sia lì per catturare tutto quello che si avvicina ai pensieri e per qualche motivo non arriva a contatto con la pelle.. se ne sta a qualche centimetro di distanza, inconsapevole che quel bastoncino è lì solo per infilzarlo e portarlo giù, insieme agli altri.. vagabondi in terra straniera.

Devo aver catturato un pensiero che non mi appartiene perché continuo a guardarmi i pantaloni pensando che avrei potuto mettere gli altri.. che non è bello presentarsi con i jeans strappati sotto..
quel bastoncino ha catturato il pensiero sbagliato.. qui le mani si accocolano dentro alle tasche proprio come piace a me!

Penso che questi cinque minuti non passano mai.. a volte il tempo sembra impigliarsi come un dito nella ragnatela.. se ne stacca, sì.. ma ti restano i fili tutti attorno.. fili invisibili. Questi cinque minuti sono lì, preda facile.
Penso che vorrei che oggi fosse domani.. o forse che domani fosse oggi..
mi ritrovo anch'io impigliata tra i fili del tempo e mi sembra che, ora, i miei passi siano più leggeri.. non vedo più i contorni bagnati, non sento l'umidità né quel fruscio sotto ai piedi..

Suono il campanello e mi ritrovo già su..

Ho dimenticato di sistemare i capelli! ..ma non credo che a mia nonna, in fondo, dispiacerà!


(grazie a Radha per lo spunto del suo "passo a due" e delle foto ai piedi in movimento! ..ora ne ho pieno il computer!ah!pensa ti!)

venerdì 24 ottobre 2008

Scie





Il sole se ne stava seduto comodo, ospite della notte. Gli ho ceduto la mia sedia, perché potesse appoggiarci le braccia e stendere le gambe, dopo quella lunga giornata. Io mi son seduta davanti, spalle al muro, in silenzio.



Era ieri sera; quando mi ha raccontato la storia dell’anfora vecchia: dopo tanti anni di onorata carriera, era ormai piena di crepe e non faceva più il suo lavoro. Ad un uomo si chiede di sorridere; ad un’anfora di trattenere l’acqua, coccolandola nei suoi movimenti.

Il contadino aveva smesso di sorridere perché quell’anfora aveva smesso di fare il suo lavoro… e l’acqua se ne usciva dalle crepe. E lui faticava inutilmente. E non sorrideva.



Mi sembrava una storia triste da raccontare… io ieri avevo voglia di sorridere. Ad un uomo si chiede di sorridere, no?

Lui non si è scomposto… anzi, s’è messo comodo.



"C’hai pensato a dov’è andata quell’acqua?

Te l’ho detto che devi usare gli occhi quando ascolti! Le storie vanno create a colpi di pennello… sono libri di parole ed immagini, senza didascalie. L’acqua… Che ne è stato di lei?"



"E’ caduta. Ha lasciato scie? o rivoli..."



"Scie, sì. Ma non d’acqua… Scie di fiori.

Lui percorreva quella strada tutti i giorni, dal pozzo del paese a quello del suo giardino. L’acqua cadeva goccia a goccia lungo la sua strada. Pazientemente e costantemente cadeva.

Cadeva sui semi.

Ci sono sempre dei semi lungo la strada.



E’ incredibile come un’anfora screpolata abbia fatto nascere dei fiori.





Hai dato da bere ai tuoi fiori, oggi?"