Passo dopo passo

Passo dopo passo
Sai cos’è bello, qui? Guarda: noi camminiamo, lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia, e loro restano lì, precise, ordinate. Ma domani, ti alzerai, guarderai questa grande spiaggia e non ci sarà più nulla, un’orma, un segno qualsiasi, niente. Il mare cancella, di notte. La marea nasconde. È come se non fosse mai passato nessuno. È come se noi non fossimo mai esistiti. Se c’è un luogo, al mondo, in cui puoi pensare di essere nulla, quel luogo è qui. Non è più terra, non è ancora mare. Non è vita falsa, non è vita vera. (da “Oceano Mare” di A. Baricco)

lunedì 3 agosto 2009

Un motivo

Metto giù il telefono ed ho la sensazione di aver rotto una bolla di sapone...

Bisogna tornare a casa, prima o poi, lo sai.
Io sto cercando di farlo ora, cercando di sganciare vagoni pesanti, mettendoci carbone in quantità e un gran lavoro di braccia.
Bisogna tornare a casa prima o poi..
E per casa non intendo quella da cui siamo venuti... di quella resterà sempre il profumo attaccato alle scarpe, quella non è più casa, è di più.
E' tornare a casa dopo il viaggio, quando senti il profumo di te e del tuo vecchio altrove appena varchi la soglia... dove di fermi per un caffè bollente insieme a chi si ricorda ancora come si ride di gusto... è quel posto in cui dormi bene e sogni... quello in cui riconosci lo scricchiolio della porta del bagno, il profumo aprendo il frigo o il sapore delle posate lavate... quello in cui riconosci la chiave infilando la mano in borsa, tornando dal lavoro con le gambe a pezzi... quel posto in cui non ti serve la luce per trovare scarpe e sigarette per una pausa inaspettata nel cuore della notte... quel posto in cui sai di poter camminare a piedi nudi... quello in cui riconosci ogni ricordo nelle fotografie appese al muro.
Quella è casa, capisci?

Quella in cui torni, dopo un lungo andare... quella che ad ogni viaggio cambia aspetto, ma conserva sempre quella stessa, identica, preziosa ed intima sensazione di te.
Traslocare aiuta solo a portar con te le cose importanti, a mettere in discussione tutte quelle comodità a cui ci si affeziona così facilmente.
Ma camminare a lungo con tutti quei mobili sulle spalle, ti fa perdere lucidità... e la direzione.
Bisogna tornare a casa prima o poi.
Solo per rimettere tutto in una nuova posizione e riempire i buchi di quel superfluo che ci si è lasciati alle spalle con emozioni nuove... un nuovo divano e un orologio da cucina, le lenzuola di un colore diverso e uno specchio in ferro battuto.

E rimanere lì, vivendo ogni spazio, finché quell'aria frizzante che porta la nuova stagione non arriva a ricordarti che è ora di ripartire... prima di ritornare in una nuova casa.


Il viaggio
e poi la meta, la tua casa

ogni giorno.


Bisogna sempre seminarselo un motivo per tornare quando si parte. (Baricco)


foto: Kinsale, Ireland

mercoledì 24 giugno 2009

Here I am

Ho iniziato il mio viaggio piangendo... ogni partenza prevede un distacco, e ogni distacco ci dà la sensazione di essere un abbandono.
Ho capito che da oggi le mie gambe dovranno essere forti più che mai, che dovrò aver cura delle mie ginocchia e che gli occhi possono vedere oltre le apparenze solo se lo vorranno davvero.

Nuvole gonfie... cariche di panna e zucchero da shakerare in un caffé freddo.
A forza di essere vento...
Mi bruciano gli occhi, tutta colpa delle lacrime. Non sono triste, no... forse ho solo paura...

in volo - 24 giugno 2009



in volo


Il peso sulle gambe di tanti chili e una valigia vuota troppo pesante.
Passo dopo passo sono pronta per partire. Sono arrivata per ripartire.

in viaggio verso Cork
Solo il rumore del motore ad accompagnare il mio viaggio. Incontro visi e sorriso, rispondo con occhi lucidi e serenità.
in viaggio verso Cork - 24 giugno 2009

E' una magia che non si può spiegare: naviga in una tazza di té caldo e si riscalda di sole; si fa accompagnare dal vento, sfiora la terra e va... e va...
Il cuore rimbomba felicità, batte dentro a ritmo di vita.
Finalmente sono a casa.

Cork

Apro la porta e la chiudo a chiave, dietro di me: oggi ci sono io, solo io. Scivolo sul pavimento in legno per non sentire il rumore dei passi... oggi voglio silenzio, amore profondo e un bicchiere di caffè...
Cork - 24 giugno 2009

lunedì 22 giugno 2009

In centro al labirinto

Scrivo e riscrivo parole... nauseanti emozioni che non riescono a trovare la strada, intrappolate in sensazioni troppo grosse in cui, paradossalmente, si perdono.
Ma sento.
Sento quello che mi scivola attorno, sento la terra che mi sta sotto ai piedi, sento le mani, sento i silenzi e gli sguardi indifferenti, sento le voci tremanti, sento la tenerezza dietro ai sorrisi delicati.
Sento.
Sento chi mi passa accanto e mi sfiora, sussurrandomi un augurio che batte al ritmo col cuore.
Sento.

E tutto quel che sento adesso, è dentro ad una canzone...

entrateci dentro, fino in fondo!



E poi... e poi solo immaginate Giannini che legge questi versi:

c’è sempre un motivo per andare

e c’è sempre un motivo per restare, amico mio

e in mezzo il cuore batte
col rumore della cassa
e in mezzo si combatte
in mezzo il tempo passa
perché questo cuore è vivo
perché il cuore è una clessidra
e ci sei tu e ci sono io
e c’è la vita in un granello
e poi l’amore, certo
l’amore, sempre quello
che distrugge e risolleva
che esalta e che fa male
ma rimedia alla tristezza
di ogni attimo che fugge
da sempre, sempre uguale
come la brezza in mare aperto
come la gioia in questo mondo

c’è un motivo per andare
e c’è un motivo per restare
come posso darti torto
ma per questo io ti dico
(e non lo dico solo io)
ti dico
ama,
ama fino in fondo

che non sei ancora morto,
amico mio

E per me è arrivato il momento di partire... verso il centro del mio labirinto!


(Un grazie speciale a Chiara, mia dolce stella, compagna di strada!)

giovedì 28 maggio 2009

La linea del tempo

Si apre il sipario, entrano due scie di fumo, s'intersecano, si fermano..

BUIO. ... SEMPRE MENO.

Una panchina, due sigarette.
Due mani.
Un sorriso.

Parole.

Il fumo sale e scende, balla nell'aria, leggero, trasporta parole (molte), si avvicina al sorriso (uno), si allontana dagli sguardi (pochi).
E poi si spegne (il fumo).

Una panchina.
Due amiche, due zaini, pesanti e un po' ingombranti che poco alla volta si svuotano (solo uno, per ora). L'altro si riempie, delle cose piene appena svuotate.
Un sorriso.
Domande (molte).

Quattro piedi irrequieti, quattro mani che volteggiano, accompagnano le parole e i pensieri, insieme. Quelli detti e quelli non detti, nello stesso pentagramma.
Suona.
Musica meravigliosa.

BUIO

Un tavolo, due mani, 22 carte.
1 gioco di me
22 possibilità
1 sensazione
3 istinti

Chiudo gli occhi, allungo le mani e seguo una sensazione... sorrido
E ascolto...


ieri - LA LUNA
la carta suggerisce l'emergere di sensazioni o ricordi che si cerca i soffocare (paure, traumi) per difendere se stessi ma che devono essere portati alla luce per poter essere superati. Indica situazioni vissute nell'ombra, il lato oscuro, l'ignoto. Rappresenta una persona che deve uscire dal suo guscio e affrontare la realtà senza paure. Una persona che fa (o che dovrebbe fare) grande uso del suo intuito, che è anticonformista, un artista. In amore suggerisce un atteggiamento misterioso e conturabante, relazioni nascoste, amori sognanti. Timore di ciò che non è razionale e tendenza ad adagiarsi in una vita di stagnazione e sterilità.


oggi - L'EREMITA
segnala un perido di solitudine, o la necessità di capire qualcosa da soli. Anche se si sta in mezzo agli altri nessuno può aiutare a trovare le risposte. In questa carta si legge il bisogno di ricerca interiore. Compare quanto il futuro non appare chiaro e sorge confusione, ma indica anche una generale necessità di riflettere e meditare, di allargare i pensieri, di scendere più in profondità nell'analisi delle situazioni per una diversa comprensione. Indica un'importante fase di apprendimento, che può implicare il bisogno di isolarsi per cercare dentro di se stessi le risposte. Rappresenta una persona riflessiva, austera, indipendente, che non dipende dagli altri per le sue opinioni. Può indicare uno studioso o chi cerca la solitudine della meditazione. Amore riflessivo e spirituale, Solitudine e isolamento.
Non c'è dubbio che il consultante stia diventando più capace e autosufficiente, ma in questa scelta ci potrebbe essere il rischio di rimanere solo e di perdere gli amici del passato; se non prova dispiacere nel abbandonarli, allora è giusto che proceda lungo questa strada.


domani - LA TEMPERANZA
è una carta di ripristino dell'equilibrio e della salute una carta di guarigione fisica e psichica, indica che attravero la tranquillità e la pazienza è possibile raggiungere il miglior equilibrio consentito in una determinata situazione. La carta è simbolo di armonia ed enfatizza la necessità di moderazione. Rammenta che una vita veramente completa esibisce un'armonia tra i lati materiale e spirituale delle cose. Non bisogna cadere negli estremi e a volte è inutile scendere troppo in profondità nelle cose. Pe questo simboleggia anche la pietà e la compassione. Annuncia rappacificazioni. E' una carta fortunata per tute le imprese che richiedono il bilanciamento di molti fattori complessi. Descrive una persona tollerante, accomodante e flessibile che sa essere paziente e costante. Sentimenti armoniosi, amori paritari.


Il sole sta per tramontare, la strada chiama.

Zaino in spalla, chiudo la porta, un abbraccio stretto, che dice tutto.
Ringrazio.
E vado.

A domani!


ps: un piccolo-grande grazie a Janas, che è con me, dentro quella linea del tempo e che mi ha regalato quello sguardo sulla "beata solitudo" (la seconda foto).


Le altre foto sono, nell'ordine, del forte di Charles, Kinsale, Co. Cork, Ireland e di una rosa dal Roseto Comunale di Roma

giovedì 26 marzo 2009

I know... I have to go

In una città c'erano due monasteri. Uno era mol­to ricco, mentre l'altro era poverissimo. Un giorno, uno dei monaci poveri si presentò nel monastero dei ricchi per salutare un amico monaco che aveva là.
«Per un po' non ci vedremo più, amico mio», disse il monaco povero. «Ho deciso di partire per un lun­go pellegrinaggio e visitare i cento grandi santuari: accompagnami con la tua preghiera perché dovrò va­licare tante montagne e guadare pericolosi fiumi».
«Che cosa porti con te, per un viaggio così lungo e rischioso?», chiese il monaco ricco.
«Solo una tazza per l'acqua e una ciotola per il riso», sorrise il monaco povero.
L'altro si meravigliò molto e lo guardò severamente: «Tu semplifichi un po' troppo le cose, caro mio! Non bisogna essere così sventati e sprovvedu­ti. Anch'io sto per partire per il pellegrinaggio ai cento santuari, ma non partirò di certo finché non sarò si­curo di avere con me tutto quello che mi può servire».
Un anno dopo, il monaco povero tornò a casa e si affrettò a visitare l'amico ricco per raccontargli la grande e ricca esperienza spirituale che aveva potu­to fare durante il pellegrinaggio.
Il monaco ricco dimostrò solo un'ombra di disap­punto quando dovette confessare: «Purtroppo io non sono ancora riuscito a terminare i miei preparativi».

"Il monaco povero e il monaco ricco"
da Il canto del grillo di Bruno Ferrero



Un cielo striato d'azzurro e giallo, rosso e verde, sopra di me..
il fuoco sotto.. una fiamma viva e bollente..

Ho deciso di prendere il volo, di andare lontano..



e come una mongolfiera, punto verso nord, con un dito nelle nuvole per seguire la corrente di vento..
e come una mongolfiera seguo la mia direzione senza sapere dove esattamente scenderò..

mi servirà giusto il tempo per preparare le corde, stringere i nodi, controllare le valvole di sicurezza, ancorare le zavorre e procurarmi una tazza per l'acqua e una ciotola per il riso..

..ora c'è una strada e io so, lo so, che devo andare!



Musica: "Father and Son" di Cat Stevens:

father: “It’s not time to make a change, just relax, take it easy: you’re still young, that’s your fault, there’s so much you have to know. Find a girl, settle down, if you want to, you can marry. Look at me: I’m old but I’m happy! I was once like you are now, and I know that it’s not easy to be calm when you’ve found something going on. But take you time , think a lot, think of everything you’ve got. For you will still be here tomorrow, but your dreams may not.”
padre: “Non è tempo di fare delle scelte, semplicemente rilassati, prendila alla leggera: sei ancora giovane, non è colpa tua, c’è ancora così tanto che devi imparare. Trovati una ragazza, sistemati e se lo vuoi, puoi sposarti. Guarda me: sono vecchio ma sono felice. Una volta ero come te adesso, e so che non è facile stare fermi quando trovi tutto il resto che va avanti. Ma prenditi il tuo tempo, pensa molto, pensa a tutto quello che hai ottenuto. Per te il domani sarà ancora qui, i tuoi sogni forse no.”

son: “How can I try to explain, when I do he turns away again. It’s always been the same, same old story: from the moment I could talk, I was ordered to listen. Now there’s a way and I know that I have to go away. I know, I have to go!”
figlio: “Come posso tentare di spiegare, quando ci provo lui se ne va. E’ sempre lo stesso, la stessa vecchia storia: dal momento in cui potevo parlare mi è stato ordinato di ascoltare. Ora c’è un modo e io so che devo andare via. So che devo andare!”

father: “It’s not time to make a change, just sit down, take it slowly: you’re still young, that’s your fault, there’s so much you have to go through. Find a girl, settle down, if you want to, you can marry. Look at me: I’m old but I’m happy!”
padre: “Non è tempo di fare delle scelte, semplicemente siediti, non affrettarti: sei ancora giovane, non è colpa tua, ci sono tante cose che devi ancora affrontare. Trovati una ragazza, sistemati e se lo vuoi, puoi sposarti. Guarda me: sono vecchio ma sono felice.

son: “All the times I’ve cried, keeping all the things I knew inside, it’s hard, but it’ harder to ignore it. If they were right, I’d agree, but it’s them you know, not me. Now there’s a way and I know that I have to go away, I know: I have to go!
figlio: “Tutte le volte che ho pianto, tenendo dentro di me tutte le cose che pensavo, è difficile, ma è stato ancora più difficile ignorarlo. Se gli altri avessero ragione, sarei d’accordo con loro, ma sono loro che tu conosci, non me. Ora è il momento e io so che devo andarmene, Lo so, devo andare!

giovedì 12 marzo 2009

Sorelle


Uno c'ha i fratelli: se li cerca, se li sceglie.

Poche righe, delicate, sincere, dolci. Scorro con gli occhi velocemente sulla linea della calligrafia d'inchiostro... veloce, per non capire veramente, per non soffermarmi su quelle emozioni che un po' mi fanno persino paura... veloce per arrivare in fondo intatta, asciutta, intonsa.
Invece arrivo al punto e mi si bagnano gli occhi d'amore.

Uno c'ha i fratelli: se li sceglie, se li cerca, in mezzo a mille.

C'è qualcosa di te che batte dentro di loro, anche quando nulla di te esisteva quando loro hanno pianto infilando le scarpe strette che hanno trovato fuori dalla porta della vita.
C'era già tutto dentro di loro, dentro di te... anche se corrri velocemente sulle parole... è già tutto scritto, lì, dove le parole non servono più e dove gli occhi sfuocano solo le parole dell'anima.


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foto: Stefi e Fede

Sei bellissima

Lui ascolta... le sorride... Con la mano si tocca la gamba, sperando di distrarsi dal chiacchiericcio del cuore, da quel suo sussultare affamato. Poi racchiude le caviglie intorno alle braccia e inizia a raccontarle un segreto attraverso il suo sguardo silenzioso.
Lei intanto continua a dirgli dell'esame, dell'auto nuova, anche se domani chiamano brutto, che in fondo blu era più bella.. e del ponte, non si vede da sotto la finestra rotta, del cane... è vecchio ormai...

Lui è immerso in un'altra storia, una di quelle che non nasce per essere scritta, ma solo per essere sussurrata, dalla luce degli occhi... e basta guardare dentro ai suoi, per capire che c'è qualcosa di speciale dietro alle palpebre...
Non riesco a seguire bene quello che lui le sta dicendo... mi sembra solo di poter sentire, tra il rumore delle chicchiere di lei, tra lo scalpiccio di chi scivola intorno, ignaro, e tra il grattar forte delle mani sulla sua gamba... beh, mi sembra solo di sentire...

"Sei bellissima"


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foto: Elisa e Dario

giovedì 5 marzo 2009

Un treno d'immaginazione

Occhietti vispi che nascondono una sottile timidezza. Ogni tanto mi guarda ed accenna un sorriso, poi si volta e sbircia con lo sguardo le mie scarpe, l’ombrello bagnato che gocciola sul pavimento…
sfugge lo sguardo ma è curioso, curioso di sapere cosa sto leggendo, che caramella sto mangiando. Io gli sorrido e mi stringo un po’ di più sul sedile, per lasciar posto a lui e al suo zainetto, ben schiacciato sulla schiena.

La giacca chiusa fino al mento, il berretto di lana a coprire le orecchie e la sciarpa tutta appallottolata sulla gola. Rimane immobile, solo gli occhi volteggiano, schivano, sorvolano sulle cose e sulla gente… poi d’un tratto vengono catturati dall’acqua, su cui magicamente stiamo scivolando.
Ora ha una luce sfavillante che sfugge dalle palpebre e illumina il suo sguardo mentre fantastica su quel mare di onde bagnate dalla pioggia. Con la mano accenna il movimento di una barca… impercettibile… la vede in lontananza ed immagina di esserci seduto sopra… schiaffi di aria e pioggia sulle sue gambe, abbassa il berretto fino agli occhi per ripararsi dagli schizzi, raggomitola le gambe per non inumidirsi i piedi…

Andrea, siamo arrivati…

Improvvisamente richiude le mani e nei suoi occhi torna l’espressione dolce della quotidiana timidezza. Un’occhiata alle mie scarpe, ormai asciutte… un’occhiata alle sue, ancora umide.
Il treno rallenta… si stringe forte lo zainetto alla schiena, segue la barca sparire dietro l’angolo… accenna un sorriso, un guizzo veloce verso di me e poi ritorna a guardarsi in giro… sorride, solo con gli occhi.

Sarà per la prossima volta… porterò anche la k-way!

sabato 14 febbraio 2009

She hold me

La sua mano sotto al mio braccio, come non accadeva da tempo; le parole che scendono come cera sciolta di una candela consumata dalla fiamma. Accesa più di ventiquattro anni fa… e ogni volta spenta dalla quotidianità… e ogni volta riaccesa inaspettatamente dall’amore.


Una lunga passeggiata insieme riaccende oggi, quella fiamma: il calore aumenta e, con lui, le parole, che come gocce scendono, scivolano giù, morbide, malleabili. Parole mai dette, scuse mai confessate, sensazioni mai provate. Sento qualcosa liquefarsi quando guardo insieme a lei le scelte, gli errori… i sensi di colpa, i miei. E ancora le scuse e il perdono, il suo. Unico, sublime, eterno.
Mi si annebbia la vista. Un folletto stende sui miei occhi un velo, umido, trasparente… dal gusto salato e dal retrogusto dolce.

Poi prendo un respiro, troppo forte forse, e con un soffio spengo la candela. La fiamma svanisce e, subito dopo, quelle gocce di cera si fermano dove sono, ghiacciate, immobili.

Le guardo da qui, mentre ricordo il rumore dei passi tra la gente… risento solo il nostro passo, rivedo solo i nostri piedi... sento solo la sua mano, sotto al mio braccio.

(Venezia, le Mercerie)

Per oggi può bastare così

My mother, my mother she hold me
Did she hold me, when I was out there
("Ode to my family", Cranberries)

…sento solo la sua mano, sotto al mio braccio. E tutto il resto, oggi, non conta più.

martedì 10 febbraio 2009

Parla piano

Che ci fanno queste anime davanti alla chiesa?
...questa gente divisa... questa storia sospesa
(“Disamistade” di F. De André)


Shhh… parla piano… non vedi che ora si è addormentata?

Chiudi la porta, così che non possa sentire tutte le chiacchiere… e i giudizi rumorosi e le condanne facili e le pretese morali e le sentenze obbligate e le preghiere impolverate e le verità imprigionate.
Abbassa le persiane, così che non possa più vedere le luci delle candele, quelle che avevano deciso quale fosse la strada giusta e quella sbagliata.


Il fiore appoggialo lì, fuori dalla porta… non la svegliare, non disturbare.
Erano 17 anni che non riusciva nemmeno a piangere… erano 17 anni che poteva solo ascoltare…
chissà, se solo avesse potuto parlare… chissà… avrebbe sussurrato: chiudete la porta, voglio dire una cosa a mamma e papà.

Shhhhh


Padre Francisco: "Una libertà senza vita non è una libertà."
Ramon Sampedro: "Una vita senza libertà non è una vita"
(da "Mar Adentro")

mercoledì 4 febbraio 2009

Un albero, una panchina ed un'ombra

"Sedersi lì sulla panchina significa non farsi trascinare dalla corrente, non fare la coda a una cassa, non provarsi abiti, non indicare le vetrine. Non salire nemmeno sul tram quando arriva e si ferma lì davanti, non essere una di quelle persone che ci circondano in piedi e che ordinatamente, ritmicamente, scompaiono salendo sul tram, come il risucchio delle onde del mare che si infrangono a riva e poi si ritirano. Sedersi su quella panchina significa diventare di colpo invisibili. Perdere tempo, cioè guadagnarlo."
(da “Panchine” di B. Sebaste)


Che cosa vedi adesso?
Globi rossi, gialli, viola.
Un momento! E adesso?
Mio padre, mia madre e le mie sorelle.
Sì! E adesso?
Cavalieri in armi, belle donne, volti gentili.
Prova queste.
Un campo di grano - una città.
Molto bene! E adesso?
Molte donne con occhi chiari e labbra aperte.
Prova queste.
Solo una coppa su un tavolo.
Oh, capisco! Prova queste lenti!
Solo uno spazio aperto - non vedo niente in particolare.
Bene, adesso!
Pini, un lago, un cielo estivo.
Così va meglio. E adesso?
Un libro.
Leggimene una pagina.
Non posso. I miei occhi sono trascinati oltre la pagina.
Prova queste.
Profondità d'aria.
Eccellente! E adesso?
Luce, solo luce che trasforma tutto il mondo in un giocattolo.
Molto bene, faremo gli occhiali così.-

(“Dippold, l’ottico”, E. Lee Masters – traduzione di Fernanda Pivano)



Ho deciso di fare di quest’albero, la mia casa.
Ho deciso di fare di questa panchina, la ninnananna dei miei pensieri.
Ho deciso di fare di quell’ombra, la mia ombra… ad un passo dai miei pensieri, ad un passo da chi c’è appena più in là.

C’è posto, se ti vuoi fermare…

ma lascia a casa i tuoi vecchi occhiali…

giovedì 15 gennaio 2009

Un tango di seducente silenzio

Mi immagino un silenzio surreale. Un pavimento nudo, di legno chiaro, caldo.
Un passo avanti all'altro, un petalo dietro l'altro.

Silenzio



Discover Gotan Project!



Le mani sudate; i passi lenti, decisi.
La punta che scivola, sfiora la cera, insegue l'ombra.
Chiudi gli occhi in un istante e li riapri mille e cento anni dopo, a guardarti in equilibrio sul piede sinistro.

Sfiori le corde di un pensiero, fai virbare l'armonia di un passo.
Cerchi il sottile legame tra le parole, dove i contorni sono bruciati e la punteggiatura arrugginita.

Balli un tango silenzioso, in mezzo alle parole degli altri.

Scivoli sui dittonghi e arrivi in punta di piedi sugli accenti.

Un salto.
Ti aggrappi agli apostrofi.. dei discorsi tronchi, macinati a mezz'aria, nascosti. Con le dita accarezzi la tenda di seta nera.. dietro c'è tutto ciò che vorresti solo immaginare. Abbassi lo sguardo e lasci le emozioni lì.. formicolii sulla pelle.

Chiudi gli occhi e rincorri i sospiri.. quelli che stanno tra le parole, quelli che rimangono imprigionati tra le pieghe della seta, tra le righe d'inchiostro.

Poi allunghi una mano e afferri i punti. Stretti, tra i pugni chiusi.



Oggi cerchi silenzio. Seducente silenzio.

Anch'io.

domenica 11 gennaio 2009

Seguendo la mia creuza de ma

Ombre di facce facce di marinai
da dove venite dov'è che andate
da un posto dove la luna si mostra nuda
e la notte ci ha puntato il coltello alla gola
e a montare l'asino c'è rimasto Dio
il diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido


[luna, 11 gennaio 2009]

E nella barca del vino ci navigheremo
sugli scogli emigranti della risata con i chiodi negli occhi
finché il mattino crescerà da poterlo raccogliere
fratello dei garofani e delle ragazze
padrone della corda marcia d'acqua e sale
che ci lega e ci porta in una creuza de ma

[la mia creuza de ma (Jesolo -VE, settembre 08)]

da "Creuza de ma" - Fabrizio De André


La penna scorre sul foglio, tra le righe che immagino disegnar una strada... s'inerpicano sui pensieri e scendono sulle emozioni.
Resta un segno scuro, sbavato e sinuoso.
Restano gli spazi tra le parole come fotografie da immaginare.
Inseguo i passi andare e venire, in una creuza de ma


Nella spazzatura... parole e musica:

venerdì 9 gennaio 2009

Al volo... in una tazza di the

Con la mano sfiora la coperta e sorride; dentro agli occhi c'è la luce riflessa della candela accesa.

Penso agli anni... un libro di parole; di segni a matita e disegni sbavati; sottolineature; frecce e linee di graffite e sogni. Cinque anni scorrono come un nastro da tipografia... scritti e macinati... vissuti ed immaginati.
Nel frattempo abbiamo buttato le scarpe vecchie, comprato giacche più pesanti e tolto i guanti.
Ma siamo sempre qui. A stupirci di ciò che siamo e a sognare di riempire le pagine di un quaderno a righe, illuminate solo da quel lumino... al sicuro dentro alla lanterna.
Ho la sensazione che tutto sia proprio in quelle pagine bianche ancora da scrivere.



Il profumo di menta accompagna le parole dove devono andare e noi ci attacchiamo a quel filo e ci facciamo trasportare sulle emozioni.
Mi chiedo dove andranno a rifugiarsi, poi, le parole... quando perdono la forma e s'infilano in un vestito nuovo. Me le immagino in quella bustina affogata nella tazza, appesa al filo sottile che avvolgiamo al manico, stretto tra le dita. Me le immagino tutte lì, schiacciate una contro l'altra.. fino ad imbeversi, fino a profumare l'acqua di menta.
Resta solo l'essenza, il profumo.
Quelle, le parole, le butti. Dopo un po' sono insipide e rinsecchite. Quello che sono state è ormai già dentro di te, passa sotto alla lingua e s'infila tra i denti.. scende giù.

Tutto il resto, è ciò che rimane da raccontare.

domenica 4 gennaio 2009

Come gli occhi dei tuareg


Le dita scivolano sul marmo freddo della cucina, disegnano onde, seguono le curve, come se portassero briciole di colore. Quelle mani sentono quello che io potrei solo vedere, penetrano dove io potrei solo immaginare.
E' vecchio: il viso è disegnato da rughe profonde.. seguendo il filo delle curve, si potrebbe camminare tra i suoi ricordi, scendere giù fino al sole più caldo della terra da cui proviene e risalire su, fino a sentire l'aria dei pascoli. La bocca è scura, una linea sottile; una fessura nasconde denti bianchi, perfetti.
Indossa ciabatte nere di pelle striata dal tempo e una camicia scura, aperta un po', prima di richiudersi sotto alla morsa del maglione di lana grossa, grezza.
Io sono seduta in un angolo e lo osservo. Gli occhi scrutano ogni movimento.. prima le mani.. poi il viso.. mi incanto a vedere le espressioni del volto mentre sfiora il tavolo con delicatezza..
Sorride e mi racconta di quando sedeva ad intrecciare vimini.
Poche parole riescono ad entrarmi dentro, davvero.. le altre si avvicinano e poi sfumano, a pochi centimentri dalle orecchie.Una volta guardava le stringhe delle botti, le scie del carretto sulla mulattiera dopo le giornate di pioggia, i rivoli d'acqua lungo il marciapiedi.. seguo quelle scie.. chiudo gli occhi, anch'io. Cammino fino a bagnarmi i piedi, fino a sentire l'odore acre, del mosto.
Provo una sensazione di velata malinconia.. forse perché non può vedere i solchi sulla neve, oggi.. o forse perché lui vede quel che io non riesco a vedere.. o forse perché mi dispiace.. semplicemente mi dispiace.. chissà perché..
Mi tornano alla mente gli occhi dei tuareg.. nel deserto lo sguardo non incontra ostacoli, è sempre rivolto "oltre", e a lungo andare prende la forma di ciò che sta guardando, diventa profondo, quasi fosse abituato alla lungimiranza.
Chiudo gli occhi e cerco anch'io la profondità, ma io non sono nel deserto, non vedo oltre le case..
Chissà, forse anche lui, prima di diventare cieco, vedeva solo l'orizzonte, vedeva scie nel cielo e nuvole passare.
Io vedo marmo, vedo balconi socchiusi e orme ghiacciate.. mi chiedo cosa potrà vedere lui, più di me.. più iin là di me, nel suo deserto di sabbia e vento.
Vorrei chiederglielo. Vorrei chiedergli cosa vede più di una volta.. prima che quella strana malattia si stendesse comoda sugli occhi, giorno dopo giorno.. una coperta che poco alla volta gli ha nascosto quanto di più bello ci circonda.. i colori! e le forme. e le espresioni delle forme.
Vorrei chiedergli di che colore sono le orme ghiacciate, lui che le vede con gli occhi dei piedi.. di che colore sono, adesso, le stringhe delle botti.. quante sfumature, in fondo, riesce ad immaginare.. quante sfumature, in fondo, mi accontento di vedere io.. quante sfumature, in fondo, non riesco a percepire io.
Sono leggermente miope.. e astigmatica.. se guardo lontano vedo confuso, in una tempesta di sabbia. Dovrei immaginare il deserto e abituare gli occhi a guardare più in là, oltre la linea dell'orizzonte, oltre le case e le antenne..e non voglio occhiali per mettere a fuoco, basta guardare più in là.. sempre un po' più in là.

martedì 23 dicembre 2008

Tutti, solo per me


Discover Dean Martin!



Passeggio sui minuti di una giornata, l'ultima dei ventiquattro 22 dicembre che mi son già scivolati sotto ai piedi.

Il sole si è alzato tardi, quando io ero già in cammino... si è stiracchiato ben bene le zampe e poi ha tirato fuori la testa. Timido. Incuriosito, forse da quelle striature rosate sul suo cuscino.


Poi si è alzato e si è vestito tutto d'azzurro.
Io l'ho inseguito mentre, con i piedi immersi nell'acqua, faceva il solletico ai gabbiani. Ero lì, dietro al muretto, mentre lui si rinfrescava il viso, a mezzogiorno.


L'ho ritrovato stanco, mentre sbadigliava respiri caldi, per coccolare chi partiva e accogliere chi tornava.


L'ho visto sedersi, accoccolarsi teneramente sotto alla coperta scura della notte... gli ho cantato una ninnananna silenziosa, raccontandogli la storia dei miei piccoli orsacchiotti.

Sto tornando a casa solo ora.. dopo 10 lunghe ore di lavoro, nelle gambe sento il peso della stanchezza e negli occhi il riflesso di tutta quella luce. Ma oggi ho corso per 10 ore fingendo solo di fare cose importanti pur di non perderlo di vista...lui, il sole!
e mi ha portato il mare.

Ho le tasche piene, stracolme, di tutti quei secondi dipinti di sfumature, che sono scivolati giù da quel pallone luminoso e si sono infilati qui, nelle mie tasche, alla rinfusa, trovando un buco negli angolini più bui.

Torno a casa con le mani che si fanno spazio tra quei colori.. cerco di toccarli tutti, con la punta delle dita.. mi sfiora il pensiero di tirarli fuori tutti e soffiarli in aria, o buttarmi a testa in giù e farli cadere sull'asfalto..chissà, magari qualcuno potrebbe raccoglierli.. Oppure, pensa, ipotrei nfilarli nelle cassette della posta o sotto ai cancelli...
O..

Ma..no, dai... in fondo oggi li voglio tenere per me..
tutti, solo per me.
Sorrido

domenica 21 dicembre 2008

Senza nulla


Discover Bob Geldof!


"Mi sono chiesto se era un caso che quando inizi un certo tipo di pensieri e di discorsi incontri un sacco di gente che dice o fa cose simili. O forse prima le incontravo e non ci facevo caso perché non avevo quel tipo di attenzione?" (da "Un posto nel mondo" di F. Volo)

Faccio fatica a ordinare i pensieri... perciò riprendo in mano quel filo che mi ha condotto fin qui e torno indietro...

Parto da quel viale alberato, dove tutto risuonava di silenzio. Immobile.

Villa Braida, Zerman di Mogliano (TV)

Penso ad Andrea, che un giovedì pomeriggio ha deciso di partire. Sentiva che la vita gli stava troppo stretta, forse.
Io invece penso che la giacca si possa sempre un po' allargare, i pantaloni accorciare e le maniche aggiustare.
Ma questo lo penso io. Forse lui non aveva voglia di aggiustare... forse voleva solo un vestito nuovo. Mi auguro solo che adesso, almeno, ci stia più comodo.


Penso alle parole di Bisio che recita Gaber:


ora basta con la finzione
normale benessere
una morale
troppo facile per noi essere pacifisti, antiautoritari e democratici
resistenza
magari ad altre cose
esibire
mano invisibile
consumo
essenzialità
spinta
nemico
contro le ideologie dominanti
contro il dilagare del superfluo
anche voi
silenziosa e passiva
slancio
localizzato
noia
s'insinua
senza nulla, salvo quel nulla non identificabile che ci corrode

Intanto canticchio una canzone...
Non insegnate ai bambini
non insegnate la vostra morale
è così stanca e malata
potrebbe far male
forse una grave imprudenza
è lasciarli in balia di una falsa coscienza.

Non elogiate il pensiero
che è sempre più raro
non indicate per loro
una via conosciuta
ma se proprio volete
insegnate soltanto la magia della vita.

Giro giro tondo cambia il mondo.

Non insegnate ai bambini
non divulgate illusioni sociali
non gli riempite il futuro
di vecchi ideali
l'unica cosa sicura è tenerli lontano
dalla nostra cultura.

Non esaltate il talento
che è sempre più spento
non li avviate al bel canto, al teatro
alla danza
ma se proprio volete
raccontategli il sogno di
un'antica speranza.

Non insegnate ai bambini
ma coltivate voi stessi il cuore e la mente
stategli sempre vicini
date fiducia all'amore il resto è niente.

Giro giro tondo cambia il mondo.
("Non insegnate ai bambini" di G. Gaber)

E penso a quel frammento di "La storia infinita":
Gmork: Sei uno sciocco e non sai niente di Fantasia. È il mondo della fantasia umana. Ogni suo elemento, ogni sua creatura scaturisce dai sogni e dalle speranze dell’umanità e quindi fantasia non può avere confini.
Atreyu: Perché Fantasia muore?
Gmork: Perché la gente ha rinunciato a sperare. E dimentica i propri sogni. Così il nulla dilaga.
Atreyu: Che cos’è questo NULLA?
Gmork: È il vuoto che ci circonda. È la disperazione che distrugge il mondo, e io ho fatto in modo di aiutarlo.
Atreyu: Ma perché?
Gmork: Perché è più facile dominare chi non crede in niente ed è questo il modo più sicuro di conquistare il potere.

Penso a quel post di Renata

Penso a quei minuti frantumi che cadono sulla gente, a quei fiocchi di neve di Janas.

Penso alle parole dell'anonimo Luca nel commento a Janas
facile dire "bel post", sono solidale, un'altra bandierina a sventolare, come quel libro, pesante mattone si, ma solo nella coscienza di chi vuol costruire, e non solo progettare.

E penso..
Cosa altro dovremmo fare se non sventolare la nostra bandiera?

Come si insegna, quella magia?
dare esempio, con coerenza al voler costruire, senza derive verso le false libertà

Già..
Forse iniziando a mettere delle cose belle, sopra questo nulla.
Metterci un tavolo e 4 sedie. Un bicchiere di vino e una bottiglia d'olio. Del pane caldo e le salviette blu.

I miei 25 anni sono alle porte...

Giro giro tondo cambia il mondo

... ho ancora due mani libere... nel caso qualcuno si volesse attaccare...

sabato 13 dicembre 2008

In mani e piedi

Qual è il peso dei sogni?
Un soffio di vento? Una foglia ben ancorata al suo ramo? che spunta in primavera, succhia la linfa facendosela scorrere tra le vene fino ad ubriacarsi per poi sentirsi sazia e scegliere di lasciarsi andare, nei primi freddi autunnali... cadere giù, marcire e rifiorire in un petalo di una pratolina sotto ad una quercia?
Una fedina d'argento? che vive con te, nel silenzio e nell'amore dei giorni. Pochi grammi che pesano come macigni quando decidi di toglierla, così, solo per pulirla un poco.
Una borsa troppo piena di cose inutili? che continui a portarti via perché "non si sa mai".

Che odore hanno i sogni?
Quel profumo delicato di marsiglia? che si impregna nei vestiti... che ti porti addosso per la strada... quell'odore che col tempo s'affievolisce e che rimpiazzi con uno nuovo, da scoprire.
Che odore hanno? Quel non-so-che che sa di casa tua? che non riesci a percepire ma che gli altri riconoscono tra mille? E' quell'odore che risenti solo quando torni da un pellegrinaggio lontano, alla ricerca di Loto e Tiaré... e torni a casa con le tasche vuote e la nostalgia di quel non-so-che.

Che forma prendono, i sogni?
Quella dell'ultimo dentino di un bimbo, nascosto con cura in un angolo della finestra, che si trasforma in un sorriso di fata, nella notte?
Un neo sulla pelle? che un giorno decidi di togliere per non avere più marchi indelebili dentro e fuori di te? ancora inconsapevole che ti resterà una cicatrice eterna, che prude quando piove e sbiadisce al sole, ma che racconta splendidamente di quello che sei
Una briciola di pane? sulle spalle di una formica, fino a casa
Un sassolino che calci per la strada? che a volte sparisce sotto al marciapiede per poi riapparire più grande, dietro al lampione?
Un guscio di noce? che diventa una barchetta nel bicchiere o il guscio di una tartaruga in cui infilare la testa... o il cappello del grillo parlante, ubriaco di parole buone... o una conchiglia che ti canta la ninnananna prima di dormire... o la gobba di un cammello nel mezzo del deserto, da cui, una goccia alla volta, trovi il tuo più dolce ristoro lungo la strada... o lo zainetto di un camaleonte, che oggi è turchese come il riflesso del vento e domani è arancione come le bacche della piracanta?


I miei credo si nascondano nelle orme che i miei piedi lasciano lungo il sentiero, ogni giorno, e in tutte quelle sensazioni che tocco con la punta delle dita, ogni istante.

venerdì 12 dicembre 2008

Sensasìa

SENSASìA..ovvero, la fantasia dei sensi!

E' un gioco che mi son divertita a fare e a guardar fare: l'ho trovato MERAVIGLIOSO! Soprattutto l'idea di vedere le varie interpretazioni di suoni, immagini e profumi... è incredibile a volte come siano belle le sfumature che colgono altri, come siano strane e quasi assurde... a volte sembrano banali, perché magari ci avviciniamo senza toccare quell'idea.

E' una giostra di sentimenti, a guardar quello degli altri!

... e una giostra di emozioni a provare a farlo!!


Abbina un SUONO a
- ULTIMO: http://www.deezer.com/track/952363
- SOGNI:
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- SCIVOLARE:
- DOMANI: http://www.deezer.com/track/189561


Abbina un PROFUMO a
- DESTINO: incenso al gelsomino
- PRIMO: pancetta affumicata (ovverosia: carbonara!ahhhh)
- CONFUSIONE: odore di bruciato (ho in mente quello della macchina..cioè non proprio la macchina intera, ovvio! un qualche cosa che c'era dentro la macchina.. e che poi.. eheh.. non c'era più!)
- SORRISO: pepe
- LUNA: incenso alla rosa
- SORPRESA: pane fresco
- RICORDI: non è proprio un odore.. è l'odore della cedrata unito alla sensazione di frizzantino che si sente nel naso quando lo si avvicina al bicchiere!!
- FORSE: quell'odore che si sente poco prima che piova
- EMPATIA: il profumo dell'erba appena tagliata
- INTUIZIONE: zenzero


Abbina un'IMMAGINE a
(precisasiùn: il gioco consisteva nel dare una forma di un oggetto ad ognuna di queste parole... io mi son divertita farlo con le fotografie!!)

- VENTO:


- SILENZIO:


- OCCASIONE:


- SI':


- TEMPO:


- INCERTEZZA:


- OGGI:


- APPUNTAMENTO:


- MERAVIGLIA:

- FINE:

E per chi ha voglia di giocare con la propria fantasia dei sensi... buone emozioni!

giovedì 4 dicembre 2008

Erano solo riflessi... solo?

Passeggiava con il passo pesante, tra le dita si stringeva ad una sigaretta per fumare via la polvere.

Era arrivato da lontano per cercarlo qui, trovarlo, portarselo via.
Nelle tasche conservava un post-it giallo e stropicciato: dentro c'era appuntata la sua speranza, consumata.

Aveva attraversato ponti e seguito voli di gabbiani... era stato in equilibrio sui fili della luce, aveva chiuso gli occhi e aveva provato a cercarlo tra i ricordi...
Camminava a testa alta, il passo veloce, ma pesante. Guardava su e non vedeva altro che quello che c'era già, quello che c'era ieri... guardava dietro i tetti, tra il fumo dei camini e in bilico, sulla linea dell'orizzonte.

Aveva corso, si era fermato, era tornato... voleva di più... era nervoso, e pure un po' arrabbiato.

Scusi, sto...
Ma c'era chi non capiva, non sapeva...
giocava...
semplicemente si divertiva a giocare con biglie di vetro, ammaccate; e si faceva meravigliare da quelle sfumature che si intrecciavano dentro.

Il vetro fa il miracolo, la magia… Entrare in un posto e avere l’impressione di uscire fuori… Essere protetti dentro qualcosa che non impedisce di guardare ovunque, lontano… Fuori e dentro nello stesso momento… al sicuro eppure liberi… questo è il miracolo, e a farlo è il vetro, solo il vetro. […]
E’ la magia del vetro… proteggere senza imprigionare… stare in un posto e poter vedere ovunque, avere un tetto e vedere il cielo… sentirsi dentro e sentirsi fuori, contemporaneamente… un’astuzia, nient’altro che un’astuzia… se lei vuole una cosa e però ne ha paura non ha che da mettere un vetro in mezzo.. tra lei e quella cosa… potrà andarle vicinissimo eppure rimarrà al sicuro…

Non c’è altro… io metto pezzi di mondo sotto vetro perché quello è un modo di salvarsi… si rifugiano i desideri, lì dentro… al riparo dalla paura… una tana meravigliosa e trasparente…
Lo capisce, lei, tutto questo?
(da “Castelli di rabbia” di Alessandro Baricco)


Lui si era inginocchiato solo per raccogliere la biglia, scivolata tra i suoi piedi
e l'aveva visto.


Era lì, nascosto tra le onde, il centro di cerchi nell'acqua...
forse era solo un riflesso... ma che importava? era lì!

Ed era il più bel sole che avesse mai visto!

Sfilò il post-it giallo dalla tasca e buttò la sigaretta.
Stava scendendo ormai la sera: non poteva perdere altro tempo... sarebbe arrivata la notte e, con lei, un'altra mattina.
Lo raccolse e lo mise in tasca, un sorriso alla bambina che giocava con le biglie... lei non sapeva, ma era felice di vedere i raggi spuntare da quella tasca

anche se erano solo riflessi...

ma, in fondo, lì c'era il fuoco e c'era l'acqua, lì si nascondeva il cielo e la terra... era al sicuro
erano solo riflessi... ma è sempre da quelli che si comincia...
si segue una scia...





liberamente ispirato da:
-un'immagine...un sole riflesso, passeggiando tra le calli
-biglie che scappano e si perdono
-palle di diverse dimensioni, più grandi di biglie e più piccole di soli... a volte girano, a volte son lì, che aspettano
-L’esistenza si consuma nell’attesa: si va in giro con la lista della spesa ma forse quello che aspettavo è già arrivato, nascosto nella luce per non essere individuato ("Tutto può succedere" di Lorenzo... una frase casuale di una canzone scelta casualmente dal mio random nell'mp3)
-il karma della karma

martedì 2 dicembre 2008

Solo salviettine?

Fermarsi al bar, la sera, prima di andare a dormire, è un modo per raccontarsi storie. E quelle storie stanno tutte dentro alle salviettine triturate, spigolate, ripiegate… dietro ci sono disegni infantili, firme che non appartengono più a nessuno, parole come bolle di sapone che si gonfiano, si deformano…fino a scoppiare.
In realtà quelle parole non sono lì per caso! E' che uno le attacca là, per togliersele dalla testa. E invece loro non se ne vanno mai! ti guardano e ti sorridono… Alla fine cedi; cedi sempre.


Così inizi a ripassare la S, che ti vien bene, quella… poi ci fai un cappellino e una coda… è un serpente! Nononono..forse è un corteggiatore emozionato, in ginocchio davanti a lei… dev’essere lui, sì! Quasi quasi ci vedo l’anello, tra le mani.

Poi d’improvviso la tua mano cede un poco, un tremolio leggero… ti senti emozionato per lui, forse… o ti senti lei… ti distrai, pensi a dopo, pensi a ieri e così… ecco,
gli è caduto l’anello!
Che pirla! Tu te la ridi… ma non puoi abbandonarlo così!
E allora ti fermi un attimo, quasi ci fossi anche tu, lì con lui a cercare di rallentare quei secondi eterni che passano in fretta… Lui abbassa gli occhi e lo vede... eccoloeccolo! è lì, per terra, caduto tra le foglie!!
Si tuffa in una N.. lo vede lo prende e lo alza come un trofeo.. come quando ti insegnano a tirar su i cucchiai in piscina. E intanto con la penna lo accompagni nel salto.

Bello questo momento... un fermo immagine nel momento in cui

tocca

l'anello con le dita: ti gusti l'i s t a n t e della conquista e poi ricominci, risali risali risali fino a vedere gli occhi di lei. E dagli occhi torni giù, in un rewind lento, per
risentire

l'anello

tra
le
dita,


laggiù, tra le foglie umidicce



Quella parola ti piace! adesso è diventata una parola che si sta sciogliendo in una macchia di olio, per terra... In un attimo poi diventa un fumetto... no, non più... uno specchio?! Mh…
O un lecca-lecca, forse...
Ma non ci sono parole sui lecca-lecca! Che idiozia!

Adesso non ti piace più. L'amante se n'è andato, il tuo fumetto non parla più, lo specchio si è rotto e il lecca-lecca sa di vaniglia.. pessimo!
Meglio farlo a pezzettini! Prima piega Seconda piega...

Illuminazione!
Ecco cos'era! Lo giri, lo contorci... una due dieci
quindici volte.
Ecco cosa cercava lui: non era un anello! stava raccogliendo una rosa! una rosellina per lei!

Così te la ritrovi tra le mani: una rosellina bianca con sfumature blu, qualcuna è sbavata e qualche altra è appena segnata.. una linea distratta che si è persa tra le pieghe.



Ti volti e la dai a lui.
Un sorriso. Anzi, due!

Un bacio


domenica 30 novembre 2008

Stacca la spina... Staccala!


PLAY

E' una corsa. Girare la testa e sorridere a chi sta dietro; mettersi a due centimentri di ruota da chi ti sta davanti, appoggiare il respiro sulla sua bisaccia per sentire che c'è. O vedersi ultimi, con la strada che corre più veloce di te.... vedersi sempre più lontani e farsi accarezzare dall'idea di accelerare.

E poi, in un momento, sentirsi bene lì, indietro, scarsi, stanchi... ultimi! Lontani dal fruscio degli altri e sentire solo i pedali, solchi nella neve.
Guardarsi attorno e pensare di essere in un sogno...
rallentare...
ascoltare i muscoli...

dare il ritmo giusto alle ruote...




REWIND

I ricordi balbettano fotografie che appaiono disordinate.


Accendo l'incenso e mi lascio guidare tra le parole, tra quelle fotografie.
Rivedo quel bacio
Risento quel sorriso... quasi riesco a risentire il gusto di quel gelato



e ricordo quel viaggio di tanti anni fa...
rivedo le luci sul foro, risento il profumo della carbonara calda, ritrovo le telefonate e le parole.
Risento i piedi stanchi appoggiati alla panchina di Santa Sabina... rivivo quell'aria di casa, lontana chilometri e chilometri dalla mia... quell'aria calda che inaspettatamente ogni tanto riappare, lieve.

Libero, sorridente
ripensandoti
come foglia al vento
carico di profumi

(da "Stacca la spina" di G. Barbarotta)


Il treno ha chiuso le sue porte e il mio viaggio continua; qui; nelle telefonate veloci, negli itinerari tra il vino e le statue ammaccate dal tempo. Il mio viaggio continua nel silenzio di quelle parole che si perdono tra i vicoli nascosti dei ricordi.
Il tuo è ricominciato, nel mio silenzio e nei tuoi sorrisi... so che risentirò quel fischio passarmi accanto, sorridermi, svegliarmi.




FAST FORWARD

Tornerò lassù, un giorno.
Riappoggerò i piedi su quella panchina per fischiare anch'io; e risvegliare la grande città.



PAUSE
Il mio cuore è come una nube,
vuole vagare in mezzo al cielo.

Aperti gli occhi verso la terra
vuol sorridere come l'alba.
Il sorriso s'unisce alle nubi,

il sorriso vaga per l'aria:
sorriso d'aurora, sorriso di fiore
si spande per il giardino.
Il mio cuore s'innalza in cielo
vuole fiorire come l'aurora.

(da "Sissu" di R. Tagore)




Ero irritabile, instabile, soggetto a troppi alti e bassi. Gli dissi che mi sembrava di guardare il mondo attraverso un caleidoscopio: una piccola mossa e tutto appariva verde; ancora un leggero tocco e tutto era rosso, poi nero e poi oro. Volevo fermare il caleidoscopio, così che tutto restasse d’un colore. Volevo mettere fine agli alti e bassi, che tutto fosse pari.

(da “Un altro giro di giostra” di Terzani)



Uno è che non sono ancora riuscito ad avere un rapporto giusto col tempo e a considerare il mio tempo come tempo per gli altri al modo in cui faceva il Swami. Mi piacerebbe tanto arrivarci!
L'altro problema è che continuo a identificare la pace interiore con la solitudine, la mia armonia col vivere in un eremo in montagna. La lontananza dal mondo è ancora una condizione necessaria del mio stare in equilibrio. E questo è un segno che ho ancora molto da lavorare. Per questo ho cominciato da poco a fare un esercizio che i tibetani, i sufi e tanti altri hanno fatto per secoli. Disteso per terra guardo il cielo. Contro l'azzurro si muovono, leggere, delle nuvole. Ne fisso una, la seguo, mi ci identifico. Presto divento quella nuvola e, come quella nuvola, senza peso, senza pensieri, senza emozioni, senza desideri, senza resistenza, senza direzione mi lascio andare nell'immenso spazio del cielo. Non ci sono sentieri da seguire, non una meta da raggiungere. Semplicemente vagare, aleggiare, vuoto come la nuvola. E come la nuvola cambio forma, prendo tante forme, poi divento evanescente, mi disfaccio, scompaio. La nuvola non c'è più. lo non ci sono più. Resta solo la coscienza, libera, senza legami, una coscienza che si espande. Ho cominciato a fare quest'esercizio sul mio crinale sopra lo strapiombo. Ora debbo imparare a farlo dovunque: su un prato nell' Appennino, sulla terrazza della casa a Firenze o al margine di un'autostrada. Se riesco a immagazzinare quel senso di vuoto della materia, così come credo di aver finalmente capito che il silenzio è una dimensione interiore e non fisica, avrò fatto un passo avanti, smetterò di considerare il quotidiano come una piovra dalle mille braccia, il tempo come «mio» e a dover scappare nell'Himalaya per sentirmi in pace. Ci lavoro.

(da "Un altro giro di giostra" di T. Terzani)




Giovane viaggiatore,
dimentica le stanchezze del viaggio,

procedi con coraggio!

Non spegnere nell'anima

la luce del tuo cammino.


(da "Sfulingo" di R. Tagore)




STOP
Quello che volevo dire
e non ho detto

era solo questo:

Attraverso la mia porta

davanti agli occhi

ho visto mille volte

l'universo eterno.
L'eterna intelligenza dello sconosciuto

ogni giorno in tanta semplicità

ha riempito l'intimo del cuore:

non so se potrò dire con parole semplici

questa verità


(da "Balaka" di R. Tagore)




PLAYCi lavoro.