Passo dopo passo

Passo dopo passo
Sai cos’è bello, qui? Guarda: noi camminiamo, lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia, e loro restano lì, precise, ordinate. Ma domani, ti alzerai, guarderai questa grande spiaggia e non ci sarà più nulla, un’orma, un segno qualsiasi, niente. Il mare cancella, di notte. La marea nasconde. È come se non fosse mai passato nessuno. È come se noi non fossimo mai esistiti. Se c’è un luogo, al mondo, in cui puoi pensare di essere nulla, quel luogo è qui. Non è più terra, non è ancora mare. Non è vita falsa, non è vita vera. (da “Oceano Mare” di A. Baricco)

giovedì 30 ottobre 2008

Scivolando


Discover Eva Cassidy!



I piedi scivolano sulla strada ancora bagnata lasciando orme che ancora suonano questa deliziosa ballata folk di Eva Cassidy.
Non sono più abituata a tutte queste macchine.. mi disturbano e mi distraggono. Venezia suona di passi.. di quelli degli altri che si mescolano ai miei, fino a confonderli.. qui invece non riesco a distinguere i suoni.. sono tutti rumori slegati

Mi rifugio in un bar per un caffè o forse per fuggire la frenesia degli altri.
E' strano come, davanti ad un vetro, uno si ritrovi a guardarne il riflesso che dà dietro alle spalle: la guardo mentre prepara i caffé macchiati in tazza grande e serve brioches calde alla crema cotta.
Chissà perché, con la strada che scorre davanti a me, io sbircio quello che accade dove gli occhi non arrivano.. a disegnare il contorno di ombre sfumate appoggiate al bancone.


Decido di fare il giro per il centro, dove le auto sono poche e si riesce ancora a sentire quell'accarezzarsi ruvido delle giacche con le ventiquattro ore in pelle.
Mi ritrovo seduta accanto al fiume.. sembra che ormai mi senta a casa solo qui: cerco acqua che scorra sotto ai piedi e che si porti via la voce roca di Tom Waits.

Mi dimentico dell'orologio.. alle 9 mi aspettano là! ..ma mancano ancora cinque minuti.
Devo sistemarmi i capelli e ordinare i pensieri.. si fa così agli appuntamenti, credo.
I capelli devono essere sempre ordinati, ripeteva continuamente mia nonna... i miei invece sono sempre strampalati e sfuggono a quel bastoncino di legno che spunta da dietro.. mi piace pensare che lui sia lì per catturare tutto quello che si avvicina ai pensieri e per qualche motivo non arriva a contatto con la pelle.. se ne sta a qualche centimetro di distanza, inconsapevole che quel bastoncino è lì solo per infilzarlo e portarlo giù, insieme agli altri.. vagabondi in terra straniera.

Devo aver catturato un pensiero che non mi appartiene perché continuo a guardarmi i pantaloni pensando che avrei potuto mettere gli altri.. che non è bello presentarsi con i jeans strappati sotto..
quel bastoncino ha catturato il pensiero sbagliato.. qui le mani si accocolano dentro alle tasche proprio come piace a me!

Penso che questi cinque minuti non passano mai.. a volte il tempo sembra impigliarsi come un dito nella ragnatela.. se ne stacca, sì.. ma ti restano i fili tutti attorno.. fili invisibili. Questi cinque minuti sono lì, preda facile.
Penso che vorrei che oggi fosse domani.. o forse che domani fosse oggi..
mi ritrovo anch'io impigliata tra i fili del tempo e mi sembra che, ora, i miei passi siano più leggeri.. non vedo più i contorni bagnati, non sento l'umidità né quel fruscio sotto ai piedi..

Suono il campanello e mi ritrovo già su..

Ho dimenticato di sistemare i capelli! ..ma non credo che a mia nonna, in fondo, dispiacerà!


(grazie a Radha per lo spunto del suo "passo a due" e delle foto ai piedi in movimento! ..ora ne ho pieno il computer!ah!pensa ti!)

venerdì 24 ottobre 2008

Scie





Il sole se ne stava seduto comodo, ospite della notte. Gli ho ceduto la mia sedia, perché potesse appoggiarci le braccia e stendere le gambe, dopo quella lunga giornata. Io mi son seduta davanti, spalle al muro, in silenzio.



Era ieri sera; quando mi ha raccontato la storia dell’anfora vecchia: dopo tanti anni di onorata carriera, era ormai piena di crepe e non faceva più il suo lavoro. Ad un uomo si chiede di sorridere; ad un’anfora di trattenere l’acqua, coccolandola nei suoi movimenti.

Il contadino aveva smesso di sorridere perché quell’anfora aveva smesso di fare il suo lavoro… e l’acqua se ne usciva dalle crepe. E lui faticava inutilmente. E non sorrideva.



Mi sembrava una storia triste da raccontare… io ieri avevo voglia di sorridere. Ad un uomo si chiede di sorridere, no?

Lui non si è scomposto… anzi, s’è messo comodo.



"C’hai pensato a dov’è andata quell’acqua?

Te l’ho detto che devi usare gli occhi quando ascolti! Le storie vanno create a colpi di pennello… sono libri di parole ed immagini, senza didascalie. L’acqua… Che ne è stato di lei?"



"E’ caduta. Ha lasciato scie? o rivoli..."



"Scie, sì. Ma non d’acqua… Scie di fiori.

Lui percorreva quella strada tutti i giorni, dal pozzo del paese a quello del suo giardino. L’acqua cadeva goccia a goccia lungo la sua strada. Pazientemente e costantemente cadeva.

Cadeva sui semi.

Ci sono sempre dei semi lungo la strada.



E’ incredibile come un’anfora screpolata abbia fatto nascere dei fiori.





Hai dato da bere ai tuoi fiori, oggi?"

martedì 21 ottobre 2008

Magic Moments

"Magic Moments" - Neil Sedaka


Discover Perry Como!









Avrà avuto ventotto anni, o poco più. E' solo che quel sorriso che aveva sempre stampato in viso e quel suo modo un po' impacciato di salutare, lo facevano sembrare appena un ragazzino.

In paese lo conoscevano tutti, ma in pochi erano riusciti ad attraversare quei suoi occhioni neri... molti si erano persi ed erano naufragati in quel mare scuro e profondo. Forse è perché tutti sono abituati a dover cavalcare onde su onde e rinforzare le vele nella tempesta.. che poi, nel bel mezzo del mare calmo, ci si perde... non si è abituati alle cose semplici! Perché siamo pieni di strumenti e marchingegni per andare controvento, per andar più veloci, per superare la nebbia.. ma quando, nel mare calmo, tutti questi non ci servono più, allora prevale la paura.. per la prima volta non ci sono scuse.. acqua nell’orologio o compassi difettati.. solo noi, a giocare..

Ma la maggior parte delle volte, ci siamo dimenticati come si fa!



Ai bambini però lui piaceva! Perché ogni volta che incontrava qualcuno di loro, tirava fuori dalla tasca uno o due foglietti di carta colorata e in pochi minuti li trasformava in un airone o in un lombrico saltellante.. in un elicottero col cappello o in una rosa senza spine! Una volta ha dato forma perfino ad una nuvola.. dicono che quasi quasi si sentisse anche il vento, a toccarla!

Questa della carta, era la sua più grande passione: fin da quando andava a scuola, nell'ora di disegno, passava tra i banchi a raccogliere i ritagli che lasciavano gli altri; se li metteva tutti in tasca e poi, a ricreazione, da quelle tasche uscivano i fiori più profumati, i bambini più vari, gli animali più diversi.

Pensavano tutti che fossero delle tasche magiche... solo con l’andar del tempo scoprirono che, di magico, lui aveva le mani!

Ma d'altronde è sempre così: la magia sembra essere nascosta nella piega di quello che, per uno strano caso, indossiamo.. e invece pochi sanno che lei si rotola dentro le mani e i piedi di tutti. Qualcuno passa così tanto tempo a cercare, che a forza di rimestare e rovesciare come si fa in uno scatolone, la fa scivolare in fondo, giù fino alla pianta dei piedi.. troppo distante per essere riacciuffata.

Qualche altro invece pensa di averne talmente tanta da poterla buttare.. ormai a quella magia si è abituato, così inizia a dimenticarsene.

Altri la trovano ogni tanto.. mentre son seduti aspettando il treno, mentre passa una macchina gialla, mentre stanno per bruciare l’arrosto o pulendo il bagno.. mentre sentono una foglia cadere o mentre giocano con un foglietto di carta da buttare, per ammazzare il tempo.. la prende semplicemente quando arriva, ci gioca e ci costruisce un momento a forma di girandola o di spazzolino.. è un momento, che diventa magico.



Posted by Picasa

sabato 18 ottobre 2008

Succede... Basta un secondo

"Daffodil lament" - The Cranberries


Discover The Cranberries!




Succede che...

ad un certo punto la tua scatola di colori cade per terra e si rovesciano sul pavimento migliaia di frammenti d'arcobaleno che scheggiano il vetro sottile del tuo disegno.

nel preciso istante in cui accade vorresti con tutto il cuore essere lontana, a mille miglia di distanza dalla vita.. ma ti ritrovi a stringergli le mani quasi a pregarlo di non farti andare.

qualcosa che assomiglia ad un taglio ai fili su cui eri appesa.. quei fili che hai odiato e che hai pazientemente rosicchiato, ora dopo ora, sfilacciandoli e sperando che si spezzassero.. ma che ora, a terra e con le gambe indolenzite, vorresti che fossero di nuovo lì a tirarti su le braccia e a scegliere per te la direzione dei piedi.

improvvisamente ti senti infinitamente piccola, fragile allo sguardo.. quasi rischiassi di frantumarti quando gli occhi volano sulle dita. Per la prima volta hai la sensazione di essere fatta di sola carne, di sangue che scotta sotto alla pelle. Senti le budella contorcersi in una danza africana.. ogni bastone piantato a terra rimmbommba dentro ai muscoli.

in una briciola di tempo scegli di abbandonarti ad una lacrima... solo una, ti prometti
e poi un'altra, e un'altra ancora.. per scoprire con meraviglia che quei frammenti di colore che se ne stavano nascosti dietro ai tuoi occhi, ora stanno scivolando via.. li accompagni con le mani, come quando pulisci la tavoletta dove hai appena lavato i tuoi calzini consumati.
E così ti ritrovi con la testa nascosta nella sua giacca, con un'inspiegabile voglia di piangere.

proprio quando la lancetta dell'orologio si prepara a percorrere il 52° minuto della mezzanotte, decidi di svuotare la borsa da quei mille pezzetti minuscoli del puzzle.. te li vedi sopra al tavolo, incastrati storti, sottosopra; ti sembrano tanti, tutti identici..
in quel preciso momento percepisci un fremito.. a volte lo chiamiamo stupore.. altre volte, paura.. da dove comincio, se il disegno attaccato alla scatola non ho mai voluto vederlo?


Basta un secondo
Non sai di preciso quando, né perché..
ma succede!

Ed è proprio allora che senti quello che altre volte ti eri semplicemente presa senza troppi pensieri o avevi dato con la leggerezza di cui solo il cuore sa sentirne il peso, quello che adesso ti libera dalla stretta e ti stabilizza il respiro,
quello che ...
e ...



quello, sì! proprio quello! ..un bacio
Basta un secondo
Posted by Picasa

lunedì 13 ottobre 2008

Profumo di notte

"Attraversare la notte" - Tiromancino





Discover Tiromancino!












Me ne stavo distesa con lo zaino sotto alla testa; le scarpe sull'erba, ai piedi della panchina grigia.

Poco alla volta ho iniziato a scrivere una storia... è stato quando un folletto si è avvicinato piano e mi ha abbassato la luce: le ha dato sfumature rosse, a tratti gialle.. c'ha messo anche del nero e del blu.. in fondo, a sprazzi, si vedeva ancora l'azzurro. Poco alla volta ha disteso una coperta scura sopra la mia testa, finché la luce non s'è spenta, nascondendo agli occhi l'immagine di quel che mi stava intorno.

Iniziò facendo dei buchini su quella coperta scura.. forellini gialli, splendenti! Lanciò in aria una palla bianca.. dev'essere stata tutta appiccicosa, perché si attaccò alla coperta e da lì non scese più.. solo rotolava un poco, molto lentamente.





Intorno vedevo solo ombre.. quelli che sotto la luce azzurra sembravano attori che camminavano su e giù per il palco e produttori e scenografi intenti ad organizzare, ora parevano figuranti di cartone scuro, immobili.. abbandonati nelle quinte di un teatro, fino al prossimo spettacolo.

Avrebbe dovuto essere tutto com'era prima, ma ora non ne ero più così sicura… perfino i piedi mi sembravano distanti, così lontani da me.





Siamo schiavi della vista! Tutto passa sempre prima dagli occhi: una scansione attenta ci fa immaginare di aver visto tutto. Di notte, invece, quando la vista si spegne, come una lampadina che d’un tratto si surriscalda, ci si perde nel buio: muovi le mani, tossisci, giri la testa qua e là tra la speranza di intravedere qualcosa e la paura di vederla. Cerchi i punti di riferimento che prima erano illuminati dal sole, ma che ora non riconosci più..

Ti senti quasi indifeso, una boa in mezzo al mare.. ancorato lì. Non perché tu ci voglia davvero rimanere, ma solo perché non sapresti dove altro andare.. e così ti resti dove sei, in balia di quel tutto che ora non vedi più.



Poi un po’ alla volta capisci che non è con gli occhi che devi cercare.. e allora inizi ad usare le mani: tocchi intorno e dai agli oggetti che ti ritrovi tra le dita un aspetto nuovo.

Io appoggiai le mani sull'erba.. la sentivo umida, fredda. Sopra c'erano come dei fogli di carta crespa, ne sentivo i contorni spigolosi, la pelle rigida; scricchiolavano ad ogni mio tocco... avrei giurato che ci fossero foglie lì sotto, invece ora mi immaginavo coccarde rosse su un mantello di ciniglia, ancora umido dopo la lavatrice.

Passai le dita sulla panchina.. era granulosa.. mi immaginavo distesa su un dolce di riso soffiato e mars! sentivo i chicchi sotto ai piedi, li sentivo tra le costole, dietro alle spalle.. O forse era solo perché avevo fame!!



Quel metro e mezzo che mi circondava ora era tornato ad avere una forma, un’immagine nuova.. ma le mani non bastavano più.

Provai ad annusare, per cercare di cogliere quel che c'era più in là, per dare un volto ai figuranti su cartone scuro. All’inizio l'aria sapeva semplicemente di… notte! la sentivo uguale a tutte le altre. Ma lentamente quell'odore diventò di mille odori.. odori che non avevo mai sentito, che non sapevo distinguere o non riuscivo a dare loro un nome, né una casa.

Riuscii a riconoscerli davvero solo quando li assaporai: mi bagnai le labbra e sentii il gusto di quell'umidità.. quella che prima percepivo solo attraverso i piedi, quella che se ne stava nascosta tra la pelle e la camicia, quella che mi era entrata nelle ginocchia.

C’era dentro tutto, era perfino un po’ salata… si avvicinava al gusto della pioggia e della nebbia. Ma non era nulla di tutto questo.



Mi sfiorò il pensiero che in tanti anni, non avevo mai gustato la notte così. Tante volte mi era capitato di starmene lì, seduta da qualche parte, in mezzo ad un bosco senza sentire altro che i suoi rumori, senza riuscire a vedere ad un passo da me. Ma forse non avevo mai provato ad aspettare, ad ancorare la mia boa… forse me n’ero sempre andata per non rischiare di perdermi nel buio o perché mi ritrovavo delusa dal solito gusto di notte che sentivo ogni volta. Chissà…



Questa volta credo di aver davvero guardato ed ascoltato la notte, ascoltando i suoi rumori, decifrandoli ed immaginandoli nuovi…



Quando aprii gli occhi, c'era una coccinella gialla che se ne stava seduta sul mio calzino.. mi piace immaginare che si fosse infilata sotto la coperta scura con me, ad ascoltare.. ma in realtà magari era semplicemente curiosa di dare una forma a quella figurante di cartone scuro che probabilmente avevo preso io ai suoi occhi… lei, così piccola, che aveva avuto il coraggio di volare nonostante il buio.

Ho avuto la sensazione che condividessimo qualcosa al di là delle parole.



Tutto il resto invece era diverso: la coperta scura non c'era più, il riso soffiato era tornato ad essere duro e grigio come il granito e le coccarde s'erano staccate dal mantello e sembravano semplicemente… foglie.

Ero sicura che quel folletto m’avesse raccontato una storia… ma ora non la ricordo più… forse se n’è scappata tra i forellini di quella coperta scura…

giovedì 9 ottobre 2008

domani toglierò il cappello

"Altrove" - Morgan


Discover Morgan!



C'è un omino piccolo piccolo, porta in testa una caciottina blu, di lana.
C'è un cane, gli cammina sempre due passi avanti senza voltarsi
mai

L'omino tiene il passo, il cane decide
la strada

A volte si ferma: una mano accarezza il cappello e il cappello accarezza i pensieri
Poi riparte

Il cane fa la strada, la caciottina decide
il tempo

L'omino tiene il passo...
domani toglierò il cappello... wow!!

venerdì 3 ottobre 2008

Seduti in un bar


Discover Emmylou Harris!




Chissà cosa passa per la testa ad uno che vuole aprire un bar..
Io lo aprirei per chiuderlo la sera!
Chiudere la porta è far entrare tutte le vite che si sono appoggiate ai tavolini.. portar dentro le sedie su cui si sono incrociate voci diverse, sgabelli che son state spostati qua e là, come in un giro di giostra.
E poi riaprire al mattino... per far uscire tutte quelle briciole di storie, nascoste sotto il tappeto e lasciarle passeggiare per la strada... per potersi aggrappare alle suole degli altri e farsi portare in giro.

Alle due di notte fai il tuo ultimo brindisi con quei frammenti di vita, di ciò che sono stati anche solo per qualche minuto o magari per qualche ora.
Appoggiarsi al bancone e guardarsi intorno, con una birra fredda tra le mani.. il silenzio ti fa rivivere quelle vite e le mescola; ti passano davanti agli occhi le facce...
Lo sguardo dei due che escono insieme per la prima volta: lui che passa nervosamente le dita attorno al sottobicchiere, quasi a volerne fare un solco eterno, sul tavolino; lei che ogni tanto accarezza il legno con i capelli, per portarsene via il profumo, sentirselo addosso.

Risenti le risate fragorose del gruppo di amici dopo la partita di calcetto del mercoledì sera... con le gambe ammaccate che se ne stanno appese al poggiapiedi, con i loro cin-cin sbucciati... con la politica che si ubriaca nella birra e le chiacchiere che se ne vanno con il fumo di sigaretta.

Nell'angolo in fondo, poi, quella sera c'erano due ragazze. Non lo vuole mai nessuno quel tavolino.. invece loro l'hanno cercato e se ne sono state lì, fino alla chiusura. Forse perché lì ci si ripara meglio dalla luce e dalle sue zanzare, si sta giusto ad un passo dalle ombre degli altri.
Quando ci appoggi la mano per raccogliere la tazza e il bicchiere caldo, ormai secco, ti ci ritrovi attaccato..
impigliato nei loro discorsi.
Ecco perché se ne sono state così, sul ciglio della strada! Forse volevano liberarsi la testa dalle parole e le hanno appiccicate tutte qui, sul legno.. gocce di sogni e briciole di ricordi...

Potresti seguire le loro storie passandoci un dito sopra, come quando studi una camminata tra le montagne con una cartina tra le mani.

Ma quelle storie non ti appartengono
sono paesaggi mozzafiato o dirupi profondi.. ma senza la fatica della strada percorsa, non ti dicono niente!

Non ti appartengono e sono belle per questo
perché tu, con un colpo di spugna, puoi cancellarle!

chissà, forse è l'unico modo per liberarle davvero, spianar loro la strada.. magari è proprio quello che cercavano, tra le ombre
chissà, forse adesso potranno chiudere gli occhi e addormentarsi più tranquille..





mercoledì 1 ottobre 2008

Improvviso a quattro mani: "In rilievo"


Sedute fianco a fianco, due note. Davanti ad un puzzle di tasti, un twister in bianco e nero.

Due mani alle finestre, impegnate in assoli d'improvvisazione. A pizzicare l'aria... rubarle i movimenti, le pause e i contrappunti

Due mani incrociate in un ballo abbracciato. Per trasformarla in musica.


liberamente ispirato da "Insieme" di Daniele Silvestri
musica: "Improvviso in SI minore, per pianoforte"- Neverland Classic Ensemble