Me ne stavo distesa con lo zaino sotto alla testa; le scarpe sull'erba, ai piedi della panchina grigia.
Poco alla volta ho iniziato a scrivere una storia... è stato quando un folletto si è avvicinato piano e mi ha abbassato la luce: le ha dato sfumature rosse, a tratti gialle.. c'ha messo anche del nero e del blu.. in fondo, a sprazzi, si vedeva ancora l'azzurro. Poco alla volta ha disteso una coperta scura sopra la mia testa, finché la luce non s'è spenta, nascondendo agli occhi l'immagine di quel che mi stava intorno.
Iniziò facendo dei buchini su quella coperta scura.. forellini gialli, splendenti! Lanciò in aria una palla bianca.. dev'essere stata tutta appiccicosa, perché si attaccò alla coperta e da lì non scese più.. solo rotolava un poco, molto lentamente.
Intorno vedevo solo ombre.. quelli che sotto la luce azzurra sembravano attori che camminavano su e giù per il palco e produttori e scenografi intenti ad organizzare, ora parevano figuranti di cartone scuro, immobili.. abbandonati nelle quinte di un teatro, fino al prossimo spettacolo.
Avrebbe dovuto essere tutto com'era prima, ma ora non ne ero più così sicura… perfino i piedi mi sembravano distanti, così lontani da me.
Siamo schiavi della vista! Tutto passa sempre prima dagli occhi: una scansione attenta ci fa immaginare di aver visto tutto. Di notte, invece, quando la vista si spegne, come una lampadina che d’un tratto si surriscalda, ci si perde nel buio: muovi le mani, tossisci, giri la testa qua e là tra la speranza di intravedere qualcosa e la paura di vederla. Cerchi i punti di riferimento che prima erano illuminati dal sole, ma che ora non riconosci più..
Ti senti quasi indifeso, una boa in mezzo al mare.. ancorato lì. Non perché tu ci voglia davvero rimanere, ma solo perché non sapresti dove altro andare.. e così ti resti dove sei, in balia di quel tutto che ora non vedi più.
Poi un po’ alla volta capisci che non è con gli occhi che devi cercare.. e allora inizi ad usare le mani: tocchi intorno e dai agli oggetti che ti ritrovi tra le dita un aspetto nuovo.
Io appoggiai le mani sull'erba.. la sentivo umida, fredda. Sopra c'erano come dei fogli di carta crespa, ne sentivo i contorni spigolosi, la pelle rigida; scricchiolavano ad ogni mio tocco... avrei giurato che ci fossero foglie lì sotto, invece ora mi immaginavo coccarde rosse su un mantello di ciniglia, ancora umido dopo la lavatrice.
Passai le dita sulla panchina.. era granulosa.. mi immaginavo distesa su un dolce di riso soffiato e mars! sentivo i chicchi sotto ai piedi, li sentivo tra le costole, dietro alle spalle.. O forse era solo perché avevo fame!!
Quel metro e mezzo che mi circondava ora era tornato ad avere una forma, un’immagine nuova.. ma le mani non bastavano più.
Provai ad annusare, per cercare di cogliere quel che c'era più in là, per dare un volto ai figuranti su cartone scuro. All’inizio l'aria sapeva semplicemente di… notte! la sentivo uguale a tutte le altre. Ma lentamente quell'odore diventò di mille odori.. odori che non avevo mai sentito, che non sapevo distinguere o non riuscivo a dare loro un nome, né una casa.
Riuscii a riconoscerli davvero solo quando li assaporai: mi bagnai le labbra e sentii il gusto di quell'umidità.. quella che prima percepivo solo attraverso i piedi, quella che se ne stava nascosta tra la pelle e la camicia, quella che mi era entrata nelle ginocchia.
C’era dentro tutto, era perfino un po’ salata… si avvicinava al gusto della pioggia e della nebbia. Ma non era nulla di tutto questo.
Mi sfiorò il pensiero che in tanti anni, non avevo mai gustato la notte così. Tante volte mi era capitato di starmene lì, seduta da qualche parte, in mezzo ad un bosco senza sentire altro che i suoi rumori, senza riuscire a vedere ad un passo da me. Ma forse non avevo mai provato ad aspettare, ad ancorare la mia boa… forse me n’ero sempre andata per non rischiare di perdermi nel buio o perché mi ritrovavo delusa dal solito gusto di notte che sentivo ogni volta. Chissà…
Questa volta credo di aver davvero guardato ed ascoltato la notte, ascoltando i suoi rumori, decifrandoli ed immaginandoli nuovi…
Quando aprii gli occhi, c'era una coccinella gialla che se ne stava seduta sul mio calzino.. mi piace immaginare che si fosse infilata sotto la coperta scura con me, ad ascoltare.. ma in realtà magari era semplicemente curiosa di dare una forma a quella figurante di cartone scuro che probabilmente avevo preso io ai suoi occhi… lei, così piccola, che aveva avuto il coraggio di volare nonostante il buio.
Ho avuto la sensazione che condividessimo qualcosa al di là delle parole.
Tutto il resto invece era diverso: la coperta scura non c'era più, il riso soffiato era tornato ad essere duro e grigio come il granito e le coccarde s'erano staccate dal mantello e sembravano semplicemente… foglie.
Ero sicura che quel folletto m’avesse raccontato una storia… ma ora non la ricordo più… forse se n’è scappata tra i forellini di quella coperta scura…
Poco alla volta ho iniziato a scrivere una storia... è stato quando un folletto si è avvicinato piano e mi ha abbassato la luce: le ha dato sfumature rosse, a tratti gialle.. c'ha messo anche del nero e del blu.. in fondo, a sprazzi, si vedeva ancora l'azzurro. Poco alla volta ha disteso una coperta scura sopra la mia testa, finché la luce non s'è spenta, nascondendo agli occhi l'immagine di quel che mi stava intorno.
Iniziò facendo dei buchini su quella coperta scura.. forellini gialli, splendenti! Lanciò in aria una palla bianca.. dev'essere stata tutta appiccicosa, perché si attaccò alla coperta e da lì non scese più.. solo rotolava un poco, molto lentamente.
Intorno vedevo solo ombre.. quelli che sotto la luce azzurra sembravano attori che camminavano su e giù per il palco e produttori e scenografi intenti ad organizzare, ora parevano figuranti di cartone scuro, immobili.. abbandonati nelle quinte di un teatro, fino al prossimo spettacolo.
Avrebbe dovuto essere tutto com'era prima, ma ora non ne ero più così sicura… perfino i piedi mi sembravano distanti, così lontani da me.
Siamo schiavi della vista! Tutto passa sempre prima dagli occhi: una scansione attenta ci fa immaginare di aver visto tutto. Di notte, invece, quando la vista si spegne, come una lampadina che d’un tratto si surriscalda, ci si perde nel buio: muovi le mani, tossisci, giri la testa qua e là tra la speranza di intravedere qualcosa e la paura di vederla. Cerchi i punti di riferimento che prima erano illuminati dal sole, ma che ora non riconosci più..
Ti senti quasi indifeso, una boa in mezzo al mare.. ancorato lì. Non perché tu ci voglia davvero rimanere, ma solo perché non sapresti dove altro andare.. e così ti resti dove sei, in balia di quel tutto che ora non vedi più.
Poi un po’ alla volta capisci che non è con gli occhi che devi cercare.. e allora inizi ad usare le mani: tocchi intorno e dai agli oggetti che ti ritrovi tra le dita un aspetto nuovo.
Io appoggiai le mani sull'erba.. la sentivo umida, fredda. Sopra c'erano come dei fogli di carta crespa, ne sentivo i contorni spigolosi, la pelle rigida; scricchiolavano ad ogni mio tocco... avrei giurato che ci fossero foglie lì sotto, invece ora mi immaginavo coccarde rosse su un mantello di ciniglia, ancora umido dopo la lavatrice.
Passai le dita sulla panchina.. era granulosa.. mi immaginavo distesa su un dolce di riso soffiato e mars! sentivo i chicchi sotto ai piedi, li sentivo tra le costole, dietro alle spalle.. O forse era solo perché avevo fame!!
Quel metro e mezzo che mi circondava ora era tornato ad avere una forma, un’immagine nuova.. ma le mani non bastavano più.
Provai ad annusare, per cercare di cogliere quel che c'era più in là, per dare un volto ai figuranti su cartone scuro. All’inizio l'aria sapeva semplicemente di… notte! la sentivo uguale a tutte le altre. Ma lentamente quell'odore diventò di mille odori.. odori che non avevo mai sentito, che non sapevo distinguere o non riuscivo a dare loro un nome, né una casa.
Riuscii a riconoscerli davvero solo quando li assaporai: mi bagnai le labbra e sentii il gusto di quell'umidità.. quella che prima percepivo solo attraverso i piedi, quella che se ne stava nascosta tra la pelle e la camicia, quella che mi era entrata nelle ginocchia.
C’era dentro tutto, era perfino un po’ salata… si avvicinava al gusto della pioggia e della nebbia. Ma non era nulla di tutto questo.
Mi sfiorò il pensiero che in tanti anni, non avevo mai gustato la notte così. Tante volte mi era capitato di starmene lì, seduta da qualche parte, in mezzo ad un bosco senza sentire altro che i suoi rumori, senza riuscire a vedere ad un passo da me. Ma forse non avevo mai provato ad aspettare, ad ancorare la mia boa… forse me n’ero sempre andata per non rischiare di perdermi nel buio o perché mi ritrovavo delusa dal solito gusto di notte che sentivo ogni volta. Chissà…
Questa volta credo di aver davvero guardato ed ascoltato la notte, ascoltando i suoi rumori, decifrandoli ed immaginandoli nuovi…
Quando aprii gli occhi, c'era una coccinella gialla che se ne stava seduta sul mio calzino.. mi piace immaginare che si fosse infilata sotto la coperta scura con me, ad ascoltare.. ma in realtà magari era semplicemente curiosa di dare una forma a quella figurante di cartone scuro che probabilmente avevo preso io ai suoi occhi… lei, così piccola, che aveva avuto il coraggio di volare nonostante il buio.
Ho avuto la sensazione che condividessimo qualcosa al di là delle parole.
Tutto il resto invece era diverso: la coperta scura non c'era più, il riso soffiato era tornato ad essere duro e grigio come il granito e le coccarde s'erano staccate dal mantello e sembravano semplicemente… foglie.
Ero sicura che quel folletto m’avesse raccontato una storia… ma ora non la ricordo più… forse se n’è scappata tra i forellini di quella coperta scura…
10 commenti:
wow...mi è venuta un'idea...però prima devo chiederti se posso utilizzare la tua storia...un'attività sui cinque...già la immagino...grazie...quello scrivi mi piace sempre più...un abbraccio!!!
...erano i cinque sensi...ma credo che tu l'abbia capito... ihihih
Splendida tesoro! Davvero bellissima.. è qualcosa di speciale quello che hai voluto sperimentare.. Con gli occhi chiusi si apre un universo infinito di apertura degli altri sensi.. ma in realtà si apre anche ben altro, un'emozione, un'avvolgente sensazione d'infinito.. e tu sei lì ad ascoltare, a toccare, a cercare con il naso ogni particolare...
E' un entrare dentro se stessi, in quanto parte di un Tutto senza confini..
Io ad occhi chiusi riesco a provare sensazioni immense ed è per questo che ciò che hai scritto mi ha colpito al cuore..meraviglia!
E poi il bosco di notte... aah, capisco perfettamente tutto ciò che dici...
E' un ascolto, un ascolto profondo di tutto..
Continua a farlo, vedrai quante cose di possono scoprire al di là della nostra vista!
E salutami quel bel folletto saltellante...e poi, bè, quella coccinella mi sa che ero io ;P "Ho avuto la sensazione che condividessimo qualcosa al di là delle parole."
Un abbraccio d'infinito
A' belli!!eheh
bizzz... ma me lo chiedi anche?! certo che puoi! se ci vedi qualcosa per i lupi, è tutta tua!!
a proposito... eh! qui ci dobbiamo raccontare un po' di cose! ho letto il tuo post, ma non posso solo commentare! spero ci si riesca a trovare su skype che almeno ci sentiamo meglio.. e mi racconti di questo stravolgimento!..cmq ti sento carico! e questo già mi piace!!
(sìsì, i 5 sensi erano chiari!) ;)
grazie fratellino!
un abbraccione!!
chiaretta... ho ascoltato talmente bene che... mi sono addormentata!!! e che de gusto che go dormio!! ahhhhhhh che spettacolo!
è vero, stavolta mi son proprio sentita parte di tutto!
il folletto saltellante va e viene.. quindi sta' all'occhio che potrebbe capitare da quelle parti a rimboccarti le coperte! ;)
ecco perché quella coccinella non mi lasciava più! poi mi si è attaccata allo zaino!!
cara lei..!!
ti mando una coccolina!
scappo!
;)
ehehh! era il folletto Duende!! ..“lo spirito della terra…
Dunque, abbiamo 6 gessetti colorati dotazione di base, nostro malgrado, cinque sensi e il nostro cervelletto, scatola delle scatole.
Dobbiamo riuscire ad innalzare lo spirito di attenzione, recettività la definirei.
Tutti mostriamo facilmente il contenuto, delle solite, noiose e consuete scatole, solo qualcuno prova ad aprirne altre, forse perchè ci sono troppe cose in giro di quelle consuete rovesciate sul nostro pavimento; riuscire a ributtar tutto dentro per aprirne altre, questo il primo esercizio.
Aprire le scatole nascoste prima per noi, poi per mostrarne il contenuto a chi ci è vicino, così che anche lui apra qualche scatola per noi, delle nostre e delle sue !
Scatole speciali, come quella blu con le stelline e la luna disegnate sopra, scatole che non si possono rompere ma solo riporre, aspettando quell'attimo in cui si è fatto un poco d'ordine.
Senza mai perder la certezza di averne un armadio pieno, sempre con la certezza di avere almeno una scatola di 6 gessetti colorati, quelli in dotazione ad ognuno di noi.
E salutatemi 'sto Duende, che io non lo incontrerò mai, è troooopppppooooo duende, per me.
Ciao ! Baloo
(tanto ce l'hai dentro, anche con addosso la pelle di Akela)
Bum Bum Baby !
Come sempre... bellissimo!!!
Stefi hai un grande talento!
Sai donare alle parole,alle immagini, alle cose che vedi e senti un' anima.
Bravissima!
Sotto quella coperta scura,penso fossimo in tanti...chiunque abbia visto,annusato, toccato e assaporato la notte, attraverso le tue parole.
ja'ja'.. un strucotto! ;)
lucignolo.. mumble mumble..
sarà perché passo l'intera giornata a tradurre e a scovare il significato dentro e dietro le parole che adesso mi sono fusa.. e sto traducendo pure le tue, di parole! mh.. non bene!!
non so perché ma ci leggo diecimila altre cose dietro alle tue frasi.. eh!
però, guarda, la cosa delle scatole da aprirsi e farsi aprire e guardarle e farsele guardare.. è uno spettacolo! quindi mi prendo la tua e me la sbatocchio un po'.. sento che dai buchini ne verrà fuori una cosa bella!!
e non dire quella cosa sul duende! sai che non è vero! non staresti a scrivere e a giocare con le mosche se fosse così!! eheh
ciao luci'!
tutto bene, sì? non lavorare troppo!! eheh
liberaessenza.. ehm, che dire?! non penso di avere un grande talento ma se sono riuscita a far passare quello che ho provato io, allora ne sono felice! è quello che conta!! quindi.. un piccolo ma sentito "grazie" può bastare?eheh ;)
un sorriso a te!
a presto!!
Anch'io ho sognato attraverso i buchini della tua coperta tante cose belle. I tuoi racconti mi fanno sempre vedere con i tuoi occhi, ma questa volta anche con tutti i sensi quello che prima guardavo solo distrattamente: GRAZIE!
;)
un abbraccio a te, Luigina!
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