Passo dopo passo

Passo dopo passo
Sai cos’è bello, qui? Guarda: noi camminiamo, lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia, e loro restano lì, precise, ordinate. Ma domani, ti alzerai, guarderai questa grande spiaggia e non ci sarà più nulla, un’orma, un segno qualsiasi, niente. Il mare cancella, di notte. La marea nasconde. È come se non fosse mai passato nessuno. È come se noi non fossimo mai esistiti. Se c’è un luogo, al mondo, in cui puoi pensare di essere nulla, quel luogo è qui. Non è più terra, non è ancora mare. Non è vita falsa, non è vita vera. (da “Oceano Mare” di A. Baricco)

giovedì 26 marzo 2009

I know... I have to go

In una città c'erano due monasteri. Uno era mol­to ricco, mentre l'altro era poverissimo. Un giorno, uno dei monaci poveri si presentò nel monastero dei ricchi per salutare un amico monaco che aveva là.
«Per un po' non ci vedremo più, amico mio», disse il monaco povero. «Ho deciso di partire per un lun­go pellegrinaggio e visitare i cento grandi santuari: accompagnami con la tua preghiera perché dovrò va­licare tante montagne e guadare pericolosi fiumi».
«Che cosa porti con te, per un viaggio così lungo e rischioso?», chiese il monaco ricco.
«Solo una tazza per l'acqua e una ciotola per il riso», sorrise il monaco povero.
L'altro si meravigliò molto e lo guardò severamente: «Tu semplifichi un po' troppo le cose, caro mio! Non bisogna essere così sventati e sprovvedu­ti. Anch'io sto per partire per il pellegrinaggio ai cento santuari, ma non partirò di certo finché non sarò si­curo di avere con me tutto quello che mi può servire».
Un anno dopo, il monaco povero tornò a casa e si affrettò a visitare l'amico ricco per raccontargli la grande e ricca esperienza spirituale che aveva potu­to fare durante il pellegrinaggio.
Il monaco ricco dimostrò solo un'ombra di disap­punto quando dovette confessare: «Purtroppo io non sono ancora riuscito a terminare i miei preparativi».

"Il monaco povero e il monaco ricco"
da Il canto del grillo di Bruno Ferrero



Un cielo striato d'azzurro e giallo, rosso e verde, sopra di me..
il fuoco sotto.. una fiamma viva e bollente..

Ho deciso di prendere il volo, di andare lontano..



e come una mongolfiera, punto verso nord, con un dito nelle nuvole per seguire la corrente di vento..
e come una mongolfiera seguo la mia direzione senza sapere dove esattamente scenderò..

mi servirà giusto il tempo per preparare le corde, stringere i nodi, controllare le valvole di sicurezza, ancorare le zavorre e procurarmi una tazza per l'acqua e una ciotola per il riso..

..ora c'è una strada e io so, lo so, che devo andare!



Musica: "Father and Son" di Cat Stevens:

father: “It’s not time to make a change, just relax, take it easy: you’re still young, that’s your fault, there’s so much you have to know. Find a girl, settle down, if you want to, you can marry. Look at me: I’m old but I’m happy! I was once like you are now, and I know that it’s not easy to be calm when you’ve found something going on. But take you time , think a lot, think of everything you’ve got. For you will still be here tomorrow, but your dreams may not.”
padre: “Non è tempo di fare delle scelte, semplicemente rilassati, prendila alla leggera: sei ancora giovane, non è colpa tua, c’è ancora così tanto che devi imparare. Trovati una ragazza, sistemati e se lo vuoi, puoi sposarti. Guarda me: sono vecchio ma sono felice. Una volta ero come te adesso, e so che non è facile stare fermi quando trovi tutto il resto che va avanti. Ma prenditi il tuo tempo, pensa molto, pensa a tutto quello che hai ottenuto. Per te il domani sarà ancora qui, i tuoi sogni forse no.”

son: “How can I try to explain, when I do he turns away again. It’s always been the same, same old story: from the moment I could talk, I was ordered to listen. Now there’s a way and I know that I have to go away. I know, I have to go!”
figlio: “Come posso tentare di spiegare, quando ci provo lui se ne va. E’ sempre lo stesso, la stessa vecchia storia: dal momento in cui potevo parlare mi è stato ordinato di ascoltare. Ora c’è un modo e io so che devo andare via. So che devo andare!”

father: “It’s not time to make a change, just sit down, take it slowly: you’re still young, that’s your fault, there’s so much you have to go through. Find a girl, settle down, if you want to, you can marry. Look at me: I’m old but I’m happy!”
padre: “Non è tempo di fare delle scelte, semplicemente siediti, non affrettarti: sei ancora giovane, non è colpa tua, ci sono tante cose che devi ancora affrontare. Trovati una ragazza, sistemati e se lo vuoi, puoi sposarti. Guarda me: sono vecchio ma sono felice.

son: “All the times I’ve cried, keeping all the things I knew inside, it’s hard, but it’ harder to ignore it. If they were right, I’d agree, but it’s them you know, not me. Now there’s a way and I know that I have to go away, I know: I have to go!
figlio: “Tutte le volte che ho pianto, tenendo dentro di me tutte le cose che pensavo, è difficile, ma è stato ancora più difficile ignorarlo. Se gli altri avessero ragione, sarei d’accordo con loro, ma sono loro che tu conosci, non me. Ora è il momento e io so che devo andarmene, Lo so, devo andare!

giovedì 12 marzo 2009

Sorelle


Uno c'ha i fratelli: se li cerca, se li sceglie.

Poche righe, delicate, sincere, dolci. Scorro con gli occhi velocemente sulla linea della calligrafia d'inchiostro... veloce, per non capire veramente, per non soffermarmi su quelle emozioni che un po' mi fanno persino paura... veloce per arrivare in fondo intatta, asciutta, intonsa.
Invece arrivo al punto e mi si bagnano gli occhi d'amore.

Uno c'ha i fratelli: se li sceglie, se li cerca, in mezzo a mille.

C'è qualcosa di te che batte dentro di loro, anche quando nulla di te esisteva quando loro hanno pianto infilando le scarpe strette che hanno trovato fuori dalla porta della vita.
C'era già tutto dentro di loro, dentro di te... anche se corrri velocemente sulle parole... è già tutto scritto, lì, dove le parole non servono più e dove gli occhi sfuocano solo le parole dell'anima.


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foto: Stefi e Fede

Sei bellissima

Lui ascolta... le sorride... Con la mano si tocca la gamba, sperando di distrarsi dal chiacchiericcio del cuore, da quel suo sussultare affamato. Poi racchiude le caviglie intorno alle braccia e inizia a raccontarle un segreto attraverso il suo sguardo silenzioso.
Lei intanto continua a dirgli dell'esame, dell'auto nuova, anche se domani chiamano brutto, che in fondo blu era più bella.. e del ponte, non si vede da sotto la finestra rotta, del cane... è vecchio ormai...

Lui è immerso in un'altra storia, una di quelle che non nasce per essere scritta, ma solo per essere sussurrata, dalla luce degli occhi... e basta guardare dentro ai suoi, per capire che c'è qualcosa di speciale dietro alle palpebre...
Non riesco a seguire bene quello che lui le sta dicendo... mi sembra solo di poter sentire, tra il rumore delle chicchiere di lei, tra lo scalpiccio di chi scivola intorno, ignaro, e tra il grattar forte delle mani sulla sua gamba... beh, mi sembra solo di sentire...

"Sei bellissima"


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foto: Elisa e Dario

giovedì 5 marzo 2009

Un treno d'immaginazione

Occhietti vispi che nascondono una sottile timidezza. Ogni tanto mi guarda ed accenna un sorriso, poi si volta e sbircia con lo sguardo le mie scarpe, l’ombrello bagnato che gocciola sul pavimento…
sfugge lo sguardo ma è curioso, curioso di sapere cosa sto leggendo, che caramella sto mangiando. Io gli sorrido e mi stringo un po’ di più sul sedile, per lasciar posto a lui e al suo zainetto, ben schiacciato sulla schiena.

La giacca chiusa fino al mento, il berretto di lana a coprire le orecchie e la sciarpa tutta appallottolata sulla gola. Rimane immobile, solo gli occhi volteggiano, schivano, sorvolano sulle cose e sulla gente… poi d’un tratto vengono catturati dall’acqua, su cui magicamente stiamo scivolando.
Ora ha una luce sfavillante che sfugge dalle palpebre e illumina il suo sguardo mentre fantastica su quel mare di onde bagnate dalla pioggia. Con la mano accenna il movimento di una barca… impercettibile… la vede in lontananza ed immagina di esserci seduto sopra… schiaffi di aria e pioggia sulle sue gambe, abbassa il berretto fino agli occhi per ripararsi dagli schizzi, raggomitola le gambe per non inumidirsi i piedi…

Andrea, siamo arrivati…

Improvvisamente richiude le mani e nei suoi occhi torna l’espressione dolce della quotidiana timidezza. Un’occhiata alle mie scarpe, ormai asciutte… un’occhiata alle sue, ancora umide.
Il treno rallenta… si stringe forte lo zainetto alla schiena, segue la barca sparire dietro l’angolo… accenna un sorriso, un guizzo veloce verso di me e poi ritorna a guardarsi in giro… sorride, solo con gli occhi.

Sarà per la prossima volta… porterò anche la k-way!